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Con Pietro e sotto Pietro Il custode del gregge

Di papa Francesco, dei suoi viaggi, dei documenti attraverso i quali esprime e chiarisce il senso della sua missione, dell’originalità del suo modo di agire abbiamo scritto, ora ci soffermiamo sui continui e meschini attacchi subiti nel corso di questi sei anni di pontificato.

Poteri occulti, finanziari e politici, con la complicità dei social media ordiscono nei confronti dell’attuale custode del Gregge di Cristo le trame di continue diffamazioni, sospetti, calunnie che assumono la forma di documenti, j’accuse, dossier, gossip. Alla fine di aprile è stata pubblicata una lettera, una specie di “correzione filiale”, sottoscritta da alcuni studiosi, ecclesiastici e laici che avanzano addirittura l’ipotesi che il papa sia eretico e sollecitano un intervento dei vescovi. Giudicare un papa anatema è un atto gravissimo. In questa nostra epoca delle fake news e del tutti contro tutti, la verità viene a galla ma purtroppo con percorsi più lunghi. Un dato è certo: taluni non amano questo pontefice, e la cosa che appare ancor più grave è che i suoi più accaniti oppositori sono fratelli, appartengono cioè alla Chiesa cattolica, in particolare alla frangia conservatrice e tradizionalista. Ne contestano il linguaggio non dottrinale, i giudizi sulle questioni sociali, le prese di posizione nei confronti dell’immigrazione, del capitalismo finanziario, della crisi climatica. Mal sopportano la testimonianza di semplicità e povertà, la sua vicinanza ai poveri e agli emarginati, l’apertura ai divorziati risposati attuata con l’esortazione apostolica “Amoris Laetitia”, l’azione nel fronteggiare l’annoso e globale scandalo della pedofilia nella Chiesa, il dialogo fraterno con le altre confessioni cristiane che secondo questi “eminenti sapienti” crea nei fedeli l’ambigua idea che tutte le confessioni siano equiparabili. Dissentono soprattutto dal modo in cui papa Francesco si sta rapportando con le altre religioni, principalmente con l’Islam, poiché ritengono che stia svilendo l’identità e il primato del Cristianesimo. Sminuiscono l’importanza del recente documento sottoscritto negli Emirati Arabi Uniti con l’Imam dell’Università Al-Azhar (Cairo). Per non parlare dello sdegno che ha suscitato l’inaspettato e inconsueto gesto del pontefice in Santa Marta, di inginocchiarsi ai piedi dei leader politici del sud Sudan per supplicarli ad impegnarsi per la cessazione di un conflitto che ha fatto scorrere fiumi di sangue. Questa “geopolitica della fraternità” (cit.) da molti non è vista di buon occhio.

L’opposizione al papa non si è certo conclusa ed allora per orientarsi e non rimanere confusi da notizie che possono alterare la percezione dei fatti, occorre attrezzarsi e munirsi di sano discernimento per difendere un tesoro che è conservato in fragili vasi di creta.

Occorre innanzitutto formare le nostre coscienze in modo da contrastare gli assalti del male che oggi, rispetto al passato, si serve di armi più sofisticate tra cui appunto le notizie false che ci vengono somministrate in grande quantità dai mezzi di comunicazione di massa, e che, se non filtrate attraverso una sana capacità critica, possono provocare, così come è accaduto a tanti, una visione distorta della Chiesa e del suo messaggio universale di salvezza, una presa di distanza da essa con il conseguente indebolimento o abbandono della fede. Questo papa, come i precedenti successori di Pietro, ha un messaggio da comunicare il cui centro è Cristo. Egli, Misericordia del Padre che ha preso volto umano, desidera che ogni uomo sia salvato e per questo ha pagato un prezzo molto alto: la sua vita.

La Chiesa dunque, pur nella difficoltà di questo periodo storico, comunica questa verità rivelata che è stata trasmessa dagli apostoli, testimoni oculari del Crocifisso Risorto, che ha fedelmente conservato e donato alle generazioni successive attraverso tutto ciò che è e fa: nella sua vita, nel suo culto, nella sua dottrina, attualizzandola secondo i bisogni di ogni epoca, fino ad oggi. Questo patrimonio prezioso, da custodire, insegnare, trasmettere, interpretare, spiegare a tutta l’umanità, è ciò che chiamiamo il Deposito della Fede, quelle verità divine trasmesse oralmente (Tradizione apostolica) e per iscritto (Scritture Sacre) (cf CCC 75 ss.) Il Deposito della Fede è il contenuto del Magistero ordinario e universale della Chiesa, cioè l’insegnamento di tutti i vescovi che, cum Petro e sub Petro, proclamano ciò che sempre ha creduto e crede l’universale popolo di Dio.

Questo insegnamento è esercitato con sollecitudine quotidiana dal papa da solo, dal Collegio episcopale riunito in Concilio o anche disperso nel mondo ma unito dai vincoli della comunione gerarchica. Tale magistero del papa e dei 21 concili che si sono susseguiti in duemila anni di storia, è costituito da encicliche, esortazioni apostoliche, costituzioni dogmatiche, discorsi del papa, documenti delle conferenze episcopali, catechismi, lettere dei vescovi alle diocesi, … ed è organicamente e sistematicamente espresso nel Catechismo della Chiesa cattolica e nel suo Compendio.

Papa Francesco raramente propone definizioni ma ama trasmettere l’insegnamento della Chiesa attraverso la narrativa, l’aneddoto, l’omelia, l’oralità, imitando lo stile comunicativo di Gesù e pur nella diversità del metodo di annuncio, si pone indefettibilmente in continuità con la catena ininterrotta di quei servitori del Vangelo che lo hanno preceduto. La fede infatti non è qualcosa di intimistico che riguarda solo la sfera privata, ma è impegno per la costruzione di un mondo più giusto, più inclusivo ed umano. Ancora di più oggi che il tempo si è fatto breve (cfr 1 Cor 7, 29) e fiduciosi attendiamo il compimento della salvezza.

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