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Della chiesa e della sua vita

Corruzione, scandali sessuali e finanziari, idolatria della ricchezza, ricerca spasmodica del potere sono solo alcuni dei più grandi e gravi problemi che oggi affliggono la Chiesa. Non è necessario essere degli esperti della Bibbia per comprendere che Gesù si scontrò con gli stessi, identici problemi che affliggevano la società religiosa del suo tempo. Egli introdusse però un modo del tutto nuovo di vivere e intendere le relazioni, un modo, oserei dire, “rivoluzionario” di esercitare l'autorità, una nuova relazione di potere. Per secoli si è letto il Vangelo quasi fosse una esortazione morale: Gesù non è venuto a fare esortazioni morali, bensì a modificare le strutture di peccato e di potere che rendevano succube il popolo Israele, ad instaurare relazioni nuove guidate dall'amore fraterno. E tutto questo senza l'uso di armi, minacce di castighi e senza alcuna forma di coercizione.

Ma com'era la vita all'interno della Chiesa nascente? Quali i problemi che la affliggevano? Capita che ci facciamo un’idea eccessivamente idilliaca della comunità primitiva e spesso si sente parlare dell'esigenza un ritorno alle origini, come se quella fosse stata l'età dell'oro della Chiesa. Ma le cose stanno realmente come le immaginiamo? Forse è opportuno dissipare, a riguardo, alcuni equivoci. Se è vero che i primi cristiani di Gerusalemme “avevano un cuor solo e un'anima sola” (At, 4, 32), è altresì vero che le comunità non erano esenti da gravi problemi, né più né meno come oggi. Desiderio di potere, egoismo, cattivo uso del danaro, già agli albori della Chiesa creavano laceranti divisioni, allora come oggi. Solo per farcene un'idea, lo stesso Gesù, mentre era ancora sulla terra, sentì la necessità di mettere in guardia i discepoli dalla tentazione di comandare gli uni sugli altri: «Ci fu una discussione fra i discepoli su chi di loro fosse il più grande. Gesù disse: “I re spadroneggiano sopra le loro nazioni e i potenti sono chiamati benefattori. Tra voi però non è così ! Il più grande di voi sia il più piccolo, e chi comanda come colui che serve”» (Lc 22, 25-26). Lo stesso Paolo esortava accoratamente i cristiani delle sue comunità: “Tutti purtroppo ricercano il proprio interesse, non quello di Cristo” (Fil 2, 21), e “perché molti, ve ne ho parlato molte volte e ora ve lo dico in lacrime, agiscono come nemici di Cristo” (Fil 2, 21. 3, 18). E ancora: “Se vi mordete e divorate a vicenda, badate di non distruggervi gli uni gli altri” (Gal 5, 15). Non sembrano affatto situazioni idilliache. Oggi ci rendiamo conto di quanto sia difficile governare la Chiesa ed è vero, ma leggendo il Vangelo, gli Atti, le Lettere si ha proprio la netta impressione che il compito non fosse meno gravoso allora rispetto ad oggi. Quando troviamo l'apostolo così preoccupato e tormentato dal pensiero della Chiesa, scorgiamo situazioni non molto più consolanti della nostra. Erano comunità fatte di uomini con le loro fragilità, debolezze, incertezze e incomprensioni. I Vangeli, gli Atti e le Lettere ci testimoniano con verità duri scontri tra persone che pure avevano lo stesso fine e l'identico zelo apostolico. Per un autentico ritorno alle origini, la Chiesa di oggi e di sempre deve assolutamente fare esclusivo riferimento all'esempio e alla vita di Gesù, a colui che “pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne una rapina l'essere uguale a Dio, ma svuotò se stesso assumendo la condizione di schiavo e divenendo simile agli uomini”. (Fil 2, 6-7).

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