Motivi di speranza
A guardarsi intorno e ascoltando la gente, il clima generale del nostro Paese, come quello della Chiesa, non è dei più esaltanti: stagnazione economica, instabilità politica, mancanza di lavoro, fuga dei giovani verso Nord o altri paesi europei, incattivimento delle relazioni sociali...
E per quanto concerne la Chiesa: perdita di fiducia tra la gente, chiese che si svuotano, invecchiamento dei preti, dei religiosi e religiose, collasso etico, insignificanza della fede per le nuove generazioni. C’ è poco da star sereni per il futuro prossimo. Anche se abbandonassimo la nave, non ci salveremmo, anzi ne affretteremmo il naufragio.
Anni addietro scriveva Benedetto XVI: “il presente, anche un presente faticoso, può essere vissuto ed accettato se conduce verso una meta e se di questa meta noi possiamo essere sicuri, se questa meta è così grande da giustificare la fatica del cammino”. (Spe salvi)
Per ogni cristiano credente dovrebbe essere chiaro che aspettiamo “cieli nuovi e terra nuova”, “una nuova creazione”, e che quindi la meta del nostro andare nel travaglio della storia è oltre l’orizzonte limitato del nostro presente. La speranza che non delude è fondata sul Signore Risorto. Tra i sepolcri della storia, uno è vuoto, quello in cui è stato deposto, avvolto in fasce, il corpo dell’uomo crocifisso per la nostra salvezza, testimonianza suprema dell’ amore del Padre che ha risuscitato dai morti il Figlio che è il Vivente! In Lui e per Lui ogni nostra morte è vinta.
Seppure nutrissimo una sfiducia radicale per questo nostro tempo, ci sia di sprone questo bel pensiero di uno scrittore cattolico inglese: “Il cristianesimo è stato dichiarato morto infinite volte. Ma, alla fine, è sempre risorto, perché è fondato sulla fede in un Dio che conosce bene la strada per uscire dal sepolcro”. (Gilbert Keith Chesterton).