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Questione di sguardi

Siamo alla fine di giugno e un altro anno catechistico si è appena concluso. Nella parrocchia di S. Maria Assunta abbiamo anche quest’anno celebrato Battesimi e matrimoni ed in maniera solenne ma sempre con sobrietà anche i Sacramenti dell’Eucaristia e della Confermazione. Ora è tempo di verifiche e di bilanci.

Il primo sentimento che emerge è quello positivo del ringraziamento al Signore poiché pur nel deserto spirituale dell’epoca in cui viviamo, sono in tanti coloro che ancora bussano alla porta della Chiesa per chiedere di ricevere i Sacramenti. Sono fanciulli, famiglie, giovani, adulti ed anche anziani. Di questi, sicuramente molti lo fanno per tradizione, perché si è fatto sempre così nella famiglia di origine ma altri probabilmente sono in cerca di qualcosa o di Qualcuno che possa dare un senso bello alla loro vita, e la nostra speranza come comunità è che queste persone negli incontri di catechesi abbiano potuto incontrare, anche attraverso le parole, i volti e i gesti dei catechisti che li hanno accompagnati nel loro percorso di fede quel Viandante che è venuto sulla terra per guidarci al cuore del Padre. E se questo non è accaduto, ci auguriamo che si sia almeno acceso in loro il desiderio di incontrarlo, di iniziare a rispondere alla fatidica domanda che Gesù pone ad ognuno: “Voi chi dite che io sia?” (Mt 16,15).

Certo, per chi opera nella Chiesa con autentico spirito di servizio a Dio e ai fratelli non sono pochi i motivi di sconforto. Spesso guardando alle poco gremite assemblee domenicali e paragonandole ai grandi giorni di festa in cui si sono celebrati i Sacramenti, con effluvi di fiori ed incenso, canti festosi, volti commossi, fotografi, chiese affollate, pianti di bimbi, ci si chiede se stiamo andando nella direzione giusta, se abbiamo fatto gustare la gioia e la necessità esistenziale del partecipare al banchetto dell’Eucaristia o se, come dice qualcuno, abbiamo svenduto i Sacramenti.

Mentre scrivo è la sera della festa del Corpus Domini, giorno di grande ringraziamento per Gesù Pane di vita e del cammino che ci nutre e ci dà forza: ma dov’erano oggi i nostri gruppi di fanciulli? E la maggior parte delle nostre famiglie, i giovani, i novelli cresimati? E gli sposi? Hanno capito il valore del Dono? E si sentono membra viva della Comunità parrocchiale? Sembrerebbe proprio di no. Si respira dappertutto una sorta di disaffezione, di trascuratezza nei confronti del sacro, di quei valori che un tempo erano vissuti in famiglia come fondamentali e irrinunciabili, la perdita dei quali inevitabilmente si ripercuote sulla società intera che è diventata più disumana.

Quante energie fisiche, spirituali, economiche impiegate nelle parrocchie dai parroci e da quei pochi cristiani che si impegnano a donare con generosità il proprio tempo! I risultati di un tale impiego di forze appaiono minimi. Per non parlare dei tanti operatori pastorali a tempo determinato, coloro cioè che alle prime difficoltà, incomprensioni, presenti nelle prime comunità e in quelle di ogni tempo, si arrendono, preferiscono tirare i remi in barca e non spingersi al largo, non confidando nella parola di Gesù che li invita a pescare anche in acque un po’ agitate. Eppure nelle comunità parrocchiali c’è tanto da fare in termini di servizio a Dio e alle persone, pochi però coloro che si mettono all’opera riconoscendo che la Chiesa non è un’entità astratta ma è la nostra famiglia, quella nella quale siamo stati inseriti nel momento del Battesimo e che con l’impiego virtuoso dei nostri talenti abbiamo la responsabilità di far crescere e promuovere. Il servizio nella Chiesa è per tutti e non per pochi eletti.

Ci sono giovani da guidare, formare, aiutare nel discernimento, far divertire, orientare nelle scelte importanti.

Ci sono anziani bisognosi di una visita, di uno sguardo, di una carezza, di Gesù Eucaristia. Famiglie e fanciulli da accompagnare nella catechesi, servizi liturgici da espletare perché l’incontro con Cristo nel mistero sia più facilmente accessibile, povertà varie di cui prendersi cura, oratori e luoghi ricreativi da mandare avanti. Eppure ci si guarda, ci si conta e aumenta lo sconforto.

La messe è tanta e gli operai continuano ad essere pochi malgrado li si chiami al lavoro a tutte le ore del giorno. Certo la mia è un’analisi meramente umana, che guarda solo ai numeri e a ciò che risponde al criterio dell’evidenza. I miei sono occhi che vorrebbero vedere i frutti immediatamente ed alcune volte effettivamente il Signore mi ha dato la grazia di assaporarne indegnamente tanti, con una insignificante semina.

Ma come dice Antoine de Saint-Exupéry “l’essenziale è invisibile agli occhi” e forse il problema sta nel mio sguardo che si ferma alla superficie. Mentre io guardo sconfortata solo le piante rinsecchite e sterili, nuovi semi stanno germogliando nel segreto dei vari terreni umani, e chissà, nella mia comunità presto potrebbe esserci una fioritura di carismi e doni quale non si è mai vista. Il cuore umano è infatti inaccessibile a tutti tranne che a Dio; è Lui che scruta ed opera in essi e non ha fretta perché è un ottimo pedagogo, è paziente, sa attendere e rispettare i ritmi e i tempi di crescita e maturazione dei suoi figli. Attendiamo con speranza.

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