La mia, ancora breve, esperienza in Etiopia
Non ho mai pensato di essere una persona disposta a viaggiare, a cambiare continuamente abitudini. Se qualcuno anni fa mi avesse chiesto dove mi aspettassi di essere in futuro, io avrei probabilmente risposto in Sicilia, o magari nel nord Italia, possibilmente con un lavoro e perché no, magari anche con una fidanzata con cui cominciare magari un percorso di vita. Ebbene nel momento in cui scrivo questo articolo niente di tutto ciò è successo. Per carità, potrebbe succedere in futuro, ma attualmente la mia situazione è parecchio distante da quella sopracitata. Dopo una breve esperienza lavorativa in Sicilia, ho capito che quello non era ciò che volevo. Ho avuto la sensazione che le pagine del libro della mia vita venissero sfogliate bianche, così come erano, senza che io avessi la possibilità di scrivere alcunché. Decisi dunque di partire: per una serie di ragioni la scelta è caduta sull'Australia. Ho speso due anni in Oceania, che mi hanno profondamente cambiato e mi hanno permesso di ampliare i miei orizzonti. Tornato in Italia, ho capito subito che non era più il posto giusto per me, e ho avuto la fortuna di un’offerta lavorativa, come agronomo, in Etiopia per conto di una compagnia europea. Adesso mi trovo nella regione chiamata Oromia, a circa tre ore di auto dalla capitale Addis Abeba. Sono qui da circa un mese e posso dire che l'Africa è un mondo a sé. L'adattamento ti tempra sia fisicamente che mentalmente. In questi giorni in Etiopia c'è stato un tentativo di colpo di Stato e non è sempre semplice tranquillizzare i tuoi quando le notizie a loro disposizione sono non proprio tranquillizzanti. Diciamo che non è proprio semplice comunicare, perché l'accesso a internet non è così scontato. Le condizioni igieniche sono lontane dagli standard occidentali, e per noi europei (me compreso) è molto facile avere disturbi di salute nei primi periodi. Ma vi assicuro che posso dire con certezza che ne è valsa la pena.
Non ho mai visto nessuno prima sorridere come fanno loro. Anche se devono fare chilometri per riempire una tanica di acqua potabile, anche se non hanno scarpe e devono camminare scalzi. E quel sorriso te lo trasmettono: quanti di voi vanno al lavoro sorridendo? Ebbene io adesso lo faccio! La compagnia per cui lavoro da sostentamento a 1500 persone, ha costruito una clinica in zona e una scuola nel villaggio vicino. Io ho la fortuna di visitare quasi ogni settimana il villaggio: vengo trattato da tutti come un fratello, è facile entrare in sintonia con loro anche se la quasi totalità di loro parla solo Amarico, la lingua Etiope ufficiale. La diffidenza fortunatamente, a differenza nostra, è un significato per loro sconosciuto.
Concludo ringraziando per l'opportunità di raccontare la mia esperienza offertami da Padre Santino, persona che ho avuto la fortuna di incontrare durante il mio percorso formativo liceale con la quale sono riuscito a costruire un rapporto umano che non si è limitato ai soli banchi di scuola.