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Impossibile credere da soli “Vi ho trasmesso dunque quello che

Tra luglio ed agosto l’assemblea eucaristica domenicale si disperde per una ragione o per un’altra. Settembre è il mese per ritrovarsi tutt’insieme, riprendere il cammino, mai del tutto interrotto, con buona lena e con entusiasmo. È quanto mai opportuno che le varie componenti della comunità e gli operatori pastorali si ritrovino, dapprima singolarmente e quindi nel Consiglio pastorale, per esaminare quali sono le esigenze della parrocchia ed, in rapporto anche alle eventuali proposte della diocesi, individuare le scelte prioritarie per essere una chiesa viva in un territorio complesso, ma pur sempre vigna di Dio in cui tutti i battezzati sono chiamati a lavorare perché ogni tralcio dell’unica vite porti frutto. Forse ai più giovani il lavoro dei campi, e segnatamente quello della vigna, è estraneo, ma è il mondo delle parabole del Vangelo e quindi ad esso bisogna pur fare riferimento. Contro l’attuale logica del “tutto subito, ora, facile” della frenesia efficientista, il lavoro dei campi comporta fatica, sporcarsi le mani, sudare, attendere che i frutti vengano, con pazienza, sapendo che tutto può essere compromesso da eventi imprevedibili e se, nonostante gli stenti messi e l’insignificanza del raccolto, il contadino sa che bisogna sempre tornare a lavorare la terra.

Con questa consapevolezza noi tutti torniamo nella vigna di Dio! Ci attende il compito urgente di “trasmettere la fede” alle nuove generazioni, di ravvivarla nei tiepidi, di riproporla a chi si è allontanato, di testimoniarla in maniera credibile ai non credenti e a chi professa altre credenze religiose. Prendiamo come un pungolo quanto Papa Francesco ha scritto nella sua lettera “Lumen fidei/ La luce della fede”: “Poiché la fede nasce da un incontro che accade nella storia e illumina il nostro cammino nel tempo essa si deve trasmettere lungo i secoli. È attraverso una catena ininterrotta di testimonianze che arriva a noi il volto di Gesù [...]. La persona vive sempre in relazione. Viene da altri, appartiene ad altri, la sua vita si fa più grande nell’incontro con altri. E anche la propria conoscenza, la stessa coscienza di sé, è di tipo relazionale, ed è legata ad altri che ci hanno preceduto: in primo luogo i nostri genitori, che ci hanno dato la vita e il nome. Il linguaggio stesso, le parole con cui interpretiamo la nostra vita e la nostra realtà, ci arriva attraverso altri, preservato nella memoria viva di altri. La conoscenza di noi stessi è possibile solo quando partecipiamo a una memoria più grande. Avviene così anche nella fede, che porta a pienezza il modo umano di comprendere. Il passato della fede, quell’atto di amore di Gesù che ha generato nel mondo una nuova vita, ci arriva nella memoria di altri, dei testimoni, conservato vivo in quel soggetto unico di memoria che è la Chiesa” n. 38. Il grembo della nostra comunità parrocchiale, fecondato dall’azione dello Spirito, sarà ancora generativo se noi tutti perseveriamo nella fede, la trasmettiamo, comunicandola, con gioia.

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