top of page

La politica del… parlare!



Da sempre sentiamo dire che ogni “Comunità ha la Classe dirigente che si merita” e che “I politici sono l’esatta rappresentazione di chi li ha votati”.

Oggi, più che mai, tali affermazioni trovano conferma nella realtà.

Vorrei però dare un contributo per cercare di circoscrivere il fenomeno cui stiamo assistendo, un fenomeno che sposta sempre di più l’attenzione del politico verso la dimensione emozionale dell’elettore.

Un tempo eravamo abituati alle lunghe argomentazioni, al tentativo di esprimere, in maniera complessa, ciò che era alla base delle scelte politiche: insomma, la parola Ragionamento era il pane quotidiano di ogni politico di “livello”: bisognava convincere l’elettore guardando all’insieme delle questioni e rappresentare la sintesi come chiave di lettura per il mantenimento di un livello di vita più che soddisfacente (la cosiddetta società dei due terzi), da contrapporre allo spauracchio di ciò che poteva presentarsi oltre il cosiddetto muro di Berlino.

Siamo in un’altra epoca; il linguaggio digitale ha trasformato il modello comunicativo; chiedere oggi ad un giovane di ragionare significa, metterlo in acqua senza avergli insegnato a nuotare. Si è sviluppata una forma di Intelligenza “diversa”, più diretta, abituata al linguaggio INPUT /OUTPUT che obbliga la persona a sviluppare l’attenzione nel qui ed ora perdendo di vista la Storia.

I vari Renzi, Di Maio, Salvini, sono il prodotto naturale di questo nuovo modello comunicativo; a loro è stato detto che per conquistare consensi è necessario spostare l’attenzione dal Problema alla Persona che lo descrive. Il Politico deve puntare alla sfera Emozionale della persona, tralasciando quella Cognitiva. Il cittadino medio, va “colpito” quotidianamente, secondo il modello INPUT/OUTPUT, alla pancia; più sarà ammaliante e rassicurante il messaggio ed il suo autore, maggiormente determinerà “dipendenza” psicologica.

Ovviamente questo modello comunicativo ha bisogno di sviluppare una rete di costanti contrapposizioni: in/out, amico/nemico, vita mea/mors tua ecc.

In questa dimensione, in cui la Piazza viene vissuta solo in forma virtuale, si “Diluisce” la Società di Persone, il Bene Comune e con essi il concetto di Solidarietà. Purtroppo, per Salvini e simili, la Politica non è solo “accattonaggio di consensi”, è capacità di costruzione di un modello di Società in cui ognuno possa trovare la propria casa; ma anche educazione al Bene Comune. Se a seguito di una mia frase ad effetto, sul popolo del web si scatena un odio nei confronti, fra l’altro, di soggetti deboli, debbo pormi il problema del mio “essere Politico”, delle responsabilità che mi assumo nel dire certe cose.

Nelle dichiarazioni di coloro che hanno governato recentemente, il ragionamento era ridotto al lumicino, si trattava di continui pugni nello stomaco dell’elettore che, a furia di subire, ha perso di vista l’esistenza di una opposizione (a che serve ? ci pensano loro).

Stessa cosa è accaduta nel nuovo esecutivo appena formato: due partiti, Movimento 5 stelle e PD, si sono attaccati violentemente negli ultimi 5 anni ed improvvisamente, trovano un'intesa su tutto (ora discutono anche di accordi nelle realtà locali); non si pongono problemi di credibilità, perché sanno che il popolo ha già dimenticato. E quindi ci sta anche l'ultima uscita di Renzi, che dopo avere sollecitato la nascita del nuovo Governo, abbandona il suo partito,convinto che … la logica del pifferaio magico avrà il sopravvento, perché il Potere ammalia.

Ciò che tutti dovremmo comprendere è che spesso, dietro queste scelte apparentemente cervellotiche e incoerenti, si nasconde una coerenza comportamentale: la salvaguardia di una posizione dominante che consente ad una determinata classe dirigente di esprimere potere. Cosa fare in questo mare magnum di confusione?

Credo che all’interno di una comunità in cui ci si educa all’amore, bisogna mantenere quel pizzico di lucidità che ci fa dire che:

- Gli ultimi sono i preferiti dal nostro modello (Gesù);

- Le istituzioni rappresentano il baluardo contro l’anarchia;

- Dobbiamo trovare una terza via che sappia mettere insieme il linguaggio dei nostri avi con il linguaggio moderno;

- Dobbiamo costruire una nostra capacità di discernimento, aldilà delle appartenenze.

Anche le parrocchie devono interrogarsi sul come/dove andare.



bottom of page