Noi… Profumo di Cristo
Una donna chinata per ungere di olio i piedi di Gesù: è questa l’immagine scelta per accompagnare la nostra comunità parrocchiale nel nuovo anno pastorale, immagine che ci richiama alla memoria la pagina del vangelo secondo Giovanni in cui Maria, la sorella di Lazzaro, si abbassò per versare una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, sui piedi di Gesù mentre Lui stava seduto a mensa insieme ai suoi discepoli nella casa di Betania, sottolineando e specificando che tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. In un tempo come il nostro di grandi cambiamenti e sconvolgimenti, mentre tutto ciò che ci circonda subisce una rapida evoluzione - che per certi aspetti somiglia più ad una inesorabile involuzione - e ci accorgiamo di quanto sia profondamente cambiata la nostra città e il nostro Paese insieme a tutto il mondo “evoluto” e mentre va via via scemando il numero dei cristiani battezzati che si professano ancora tali e che partecipano con costanza alla vita delle comunità parrocchiali e alla liturgia domenicale, l’immagine e il segno del poco olio profumato da espandere può essere d’aiuto a quanti giorno dopo giorno non smettono di stare nella sequela del Maestro. Quell’olio, piccolo e quasi impercettibile segno - olio che cura le ferite, che risana, che rinvigorisce, che da sapore- rappresenta il nostro essere e il nostro agire in mezzo agli altri, nella vita di ogni giorno, sul lavoro, in famiglia, nel servizio alla comunità parrocchiale, nei luoghi che frequentiamo e lì dove le nostre mani non devono servire per puntare il dito giudicando, ma per aprirsi in segno di accoglienza e di prossimità verso i fratelli. Essere olio, impegnarsi vigorosamente in mille attività, anche lodevoli, compiere tante belle e buone azioni è tanto ma non è abbastanza per il vero cristiano, anzi serve davvero a poco. Ogni nostro gesto, ogni nostra parola, ogni nostra attività, persino, il nostro essere e il nostro stare nel mondo, deve non odorare del nostro “io”, ma “profumare di Cristo”, inebriando di questo suo aroma - proprio come a Betania - noi stessi, chi ci sta intorno e i luoghi che frequentiamo: già nel battesimo, con il segno dell’unzione crismale (olio profumato) a ciascun credente, infatti, non è chiesto, anzitutto di parlare, di compiere azioni, di intraprendere iniziative, che in un qualche modo resterebbero al di là di noi stessi e cose vuote, ma di profumare di Cristo con tutta la nostra persona, con l’intera nostra esistenza e col nostro stare al mondo, riscoprendo e facendo riscoprire quanto bello sia essere Suoi. “Noi siamo (infatti) dinanzi a Dio il profumo di Cristo”: questa bella espressione dell’apostolo Paolo possa diventare nostra, guidarci e sostenerci nel nostro camminare come singole persone e come comunità ricordandoci che davvero essere cristiani è una questione non solo di generosità, di azione di visibilità ma anche e soprattutto di profumo, di estetica, di bellezza, di quella bellezza che dà vita e che è per la vita.