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Di passaggio Il passaggio dell’uomo, il passaggio di Dio

Quattro case su un piccolo poggio della varia e bella campagna francese, attorno ad una piccola ed essenziale chiesa romanica, preceduta da un cimitero fiorito dove nella terra nuda sono sepolti Frère Roger e Frère Max, quasi seme deposto nei solchi dell’umanità travagliata del ventesimo secolo, fondatori di una comunità monastica di cattolici e di protestanti, meta o meglio luogo di transito, di passaggio, di migliaia di giovani provenienti da ogni parte del mondo, di ogni cultura e credo religioso, che lasciano che Qualcuno, l’Altro (direbbe Lévinas) passi nelle loro vite e lasci una traccia: questo è Taizè! Giovanni Paolo II, che amava Taizè e la visitò, così disse: "Si passa a Taizé come si passa accanto ad una fonte. Il viaggiatore si ferma, si disseta e continua il cammino".

Negli anni giovanili ho desiderato anch’io di poter passare per Taizè per toccare con mano questa realtá celebrata per la sua originalissima novità, ma solo di recente mi è stato dato di vivere alcune ore colà nel silenzio interiore, nella preghiera intensa fatta di canti gioiosi, nella grande chiesa, tra giovani e monaci accovacciati o prostrati sulla moquette, e - con viva sorpresa - ho potuto condividere il pranzo con monaci e volontari alla stessa mensa, con l’attuale priore Frère Alois. Nella terra di Francia, inaridita dal secolarismo che ha svuotato di senso il vivere di un popolo, un piccolo fermento, un germoglio appena affiorante. Attende Dio l’uomo, e l’uomo attende Dio che passi nel suo presente nebbioso, ma pur sempre desideroso della tiepida luce di futuro che stenta a mostrarsi.

Nel verde prato vicino al monastero un piccolo gregge di pecore pascolava e, per associazione d’idee, la mia mente riandava alle parole, quasi profetiche, del teologo Ratzinger circa la chiesa possibile del nostro tempo: “Ripartirà da piccoli gruppi, da movimenti e da una minoranza che rimetterà la fede e la preghiera al centro dell’esperienza e sperimenterà di nuovo i sacramenti come servizio divino e non come un problema di struttura liturgica. Sarà una Chiesa più spirituale, che non si arrogherà un mandato politico flirtando ora con la sinistra e ora con la destra. Essa farà questo con fatica. Il processo infatti della cristallizzazione e della chiarificazione la renderà povera, la farà diventare una Chiesa dei piccoli, il processo sarà lungo e faticoso, perché dovranno essere eliminate la ristrettezza di vedute settaria e la caparbietà pomposa. Si potrebbe predire che tutto questo richiederà tempo”.

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