Sinodo per l’Amazzonia TINKUNAKAMA
“Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai, è luogo santo” (Es. 3,5) L’Amazzonia, terra madre di popolazioni indigene, ferita dallo sfruttamento delle multinazionali dell’industria estrattiva e dell’agricoltura, dal cambiamento climatico, dal narcotraffico, dagli abusi di gruppi armati illegali, è stata e continua ad essere terra di evangelizzazione per la Chiesa. Tra il 6 e il 27 ottobre 2019 si è svolto, per desiderio di Papa Francesco, il Sinodo dell’Amazzonia, l’assemblea dei vescovi dedicata alla tutela della foresta pluviale e degli indigeni, all’individuazione di un nuovo cammino di evangelizzazione, che vede una Chiesa “dal volto indios” tesa a valorizzare l’identità culturale di quei popoli e l’ancestrale saggezza che li pone a contatto con il trascendente e fa loro scoprire l’essenziale della vita. E’ questa la porta per accedere al tesoro dell’Amazzonia senza distruggerlo, per promuovere un’evangelizzazione che si prenda cura della casa comune in vista della difesa della vita; dimenticare, infatti, che la terra che calpestiamo è sacra, in quanto opera della creazione di Dio, significherebbe diventare complici di speculatori e malfattori. Il Documento finale del Sinodo sottolinea come l’Amazzonia oggi sia lanciata in una corsa verso la morte; nel tentativo di evitare effetti catastrofici a breve e largo raggio, esso individua la strada da percorrere nella conversione integrale, in uno stile di vita semplice e sobria, in armonia con il territorio, e nella conversione culturale, che porti il cristiano ad andare incontro ai popoli amazzonici per apprendere i valori di solidarietà, di senso della comunità, il rispetto per l’ambiente, in una visione integrata della realtà. Quest’ultima, perfetta sconosciuta a noi occidentali, è figlia di un’innata sapienza degli indigeni amazzonici, secondo la quale tutto il creato è connesso. Altra parola chiave del Documento è l’inculturazione, ovvero l’incarnazione del Vangelo nelle culture indigene attraverso una evangelizzazione che, lontana dall’ottica colonialista e dal proselitismo, si volga a far crescere e a consolidare i “semina Verbi” presenti in tutte le culture; a partire dalla cultura ebrea, nella quale si è incarnato, Cristo si dona a ciascuno di noi, impregnando di sé le rispettive identità culturali, perché ognuno si senta autoaffermato in Lui. Altri aspetti, su cui i padri sinodali si sono dovuti confrontare, riguardano la partecipazione di laici alla missione della Chiesa, attraverso il conferimento, in assenza di sacerdoti, di ministeri a uomini (viri probati) che esercitino a tempo determinato la cura pastorale di una comunità, e del lettorato e dell’accolitato a donne, formate e preparate. Tinkunakama! Al prossimo incontro! E’ questo l’augurio che rivolgiamo a tutti noi cristiani, di riconoscere, nel volto del fratello a cui andiamo incontro, il volto di Cristo.