“Vite da funamboli” di Antonio Alizzi
“Ci vogliono tecnica e coraggio, passione e incoscienza, per vivere la propria vita come dei funamboli, senza perdere l’equilibrio.” È partito da qui l’autore del libro “Vite da funamboli”, Antonio Alizzi, un giovane esperto e appassionato di giornalismo e relazioni internazionali, per individuare 19 esponenti di fama mondiale delle arti, delle scienze, dell’economia e dello sport, con cui intagliare intimi e profondi dialoghi.
Ma chi sono questi “funamboli”? Si tratta di leader del nostro tempo, persone che, a primo impatto, sembrerebbero irraggiungibili, ma dotati, prima di tutto e come tutti, di una propria e profonda umanità. Ed è proprio su questa umanità che Antonio si è voluto soffermare durante le lunghe conversazione avvenute negli ultimi due anni in quattro diversi continenti. Non tanto dunque sul successo, quello già conosciuto da tutti, quanto più su quali fossero state le tappe più significative della propria vita che hanno influito nel raggiungimento dell’alto livello che li caratterizza, e dal punto di vista professionale, e dal punto di vista umano, ciascuno secondo personali caratteri e inclinazioni.
Seppure le interviste siano state intagliate su temi universali quali l’amore, la morte, la famiglia, la spiritualità, le relazioni con se stessi e quelle interpersonali, non si tratta di domande “preconfezionate”: l’autore ha dovuto a lungo documentarsi, studiare, approfondire per ciascuno argomentazioni e tecniche diverse affinché potesse creare un dialogo “su misura” per ciascun personaggio, per condurlo a ripercorrere quelle che sono state esperienze significative, pezzi di vita inediti ma importanti per il raggiungimento e la piena consapevolezza del proprio talento.
Il talento appare come il concetto fondamentale sul quale l’autore cerca di stimolare ciascuno di noi: “Il talento come vocazione esiste per tutti”, afferma lui stesso, “per cui tutti siamo chiamati alla responsabilità”. Il talento inteso come altissima espressione individuale che impatta la vita degli altri, che si può esprimere nelle più svariate maniere ma con l’elemento comune che si accompagna sempre ad una vita vissuta al limite di sé stessi.
L’autore fa dono di profonde conversazioni nella speranza che, facendo parlare il lato umano di queste persone, il lettore possa venire stimolato da chi, ben visibile, sta in alto sopra una fune, mostrando come, a volte, basta solo non aver paura di cadere e, con coraggio, riuscire a salire su questa fune. Si tratta anche di un messaggio per i più giovani, oggi purtroppo sempre più confusi ed insicuri, una incitazione ad andare avanti, ad esprimere il proprio talento ma, prima ancora, ad avere il coraggio di ricercarlo, attraverso una continua ricerca attorno e di sé, ripercorrendo le proprie esperienze vissute, a partire dal luogo in cui si è nati, le persone con cui si è cresciuti, una ricerca al limite della propria individualità per conoscere ed esprimere al meglio sé stessi. Di certo non mancheranno momenti difficili, quei momenti in cui il nostro sguardo sarà rivolto verso il basso e si avranno le vertigini, ma l’importante è che ciascuno di noi salga su quella fune, che inizi a camminare e che, mantenendo l’equilibrio, cerchi di non fermarsi, poiché è la capacità di gestire i momenti più difficili traendone vantaggio a determinare i momenti di successo, i quali sono figli proprio dei più profondi momenti di crisi.