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Gesù. Un bambino come noi! Natale ad Itigi. Tanzania di Andrea Velocci

Trenta gradi centigradi di media, niente muschio e neve, al posto dei canditi e dei torroni tanto riso: eccolo il Natale che mi appresto a vivere quest’anno, qui, in Tanzania dove mi trovo da qualche mese presso l’ospedale “St. Gaspar” di Itigi – costruito e gestito dai Missionari del Preziosissimo Sangue – per una esperienza di vita in missione che potrebbe sembrare tanto diversa (oltre che distante) da quella vissuta da me nell’aprile del 2017 lì per le strade della vostra parrocchia ma che, in realtà, porta in sé lo stesso ed unico messaggio: quello di annunciare il Vangelo con le parole sì, ma anche e soprattutto con le opere e con la propria stessa vita che si fa dono.

Quello che vivrò quest’anno sarà sicuramente un Natale poco immaginabile e poche volte narrato nei libri o riprodotto nei film, certamente inaspettato ma non per questo scontato. L’ Africa è un vasto continente, ricco al suo interno di differenze spesso importanti, ma soprattutto è una terra (anche) cristiana e il “siku kuu”, il “grande giorno” è atteso con una grande emozione. Certo è un’emozione tutta africana! È un’attesa davvero essenziale, che riporta forse più efficacemente a quella scena di 2000 anni fa quando Dio ha scelto, in un modo silenzioso e quasi inosservato, di farsi uomo come un piccolo bambino.

Se c’è una cosa che certamente mi colpisce e un po’ mi interroga è l’essenzialità dei segni che forse proprio per questo rimandano al significato vero e profondo del Natale: nel presepe si trovano pochi altri personaggi oltre la natività, non ci saranno regali da scartare a mezzanotte, pochi saranno i rituali oltre la celebrazione dell’Eucarestia, ricca, questo è più che sicuro, di canti e danze per Gesù Bambino.

Non è difficile poi, da queste parti, immaginare un parto “alla buona” in una mangiatoia perché è una cosa quasi ordinaria e nemmeno l’immagine di pastori o dei Magi (“i parenti”) arrivati da lontano, a piedi, per portare doni, qui ha molta forza per la frequenza con cui si assiste a scene del genere. Tutta questa “quotidianità” del Natale non porta via ai bambini, come agli adulti dei villaggi, il senso del Mistero che avvolge questo giorno così luminoso. E allora, ne sono certo, sarà Natale, ancora. Sarà Natale anche qui dove si è un po’ abituati a sentirsi piccoli, dimenticati e spesso rifiutati. Sarà Natale anche qui, tra i bambini che non aspettano questo giorno per “collezionare” oggetti ma per poter dire: “Ecco guarda: Gesù è un bambino come noi” (e davvero lo ripetono e ripetono ancora, fino all’esasperazione). Sarà Natale anche qui, anche per me, nell’ordinarietà di tutti giorni che avvolgerà un po’ anche questo di giorno così straordinario. Ancora sarà Natale, un Natale lontano dai ricchi contorni che le nostre belle terre, cariche di tradizioni, ci riservano, ma focalizzato su quel Dio fatto bambino e avvolto in fasce che ci ricorda – qui forse un po’ di più – che dagli ultimi è nato e che per gli ultimi di oggi e di questa Terra continua ancora a nascere. E allora buon Natale a ciascuno di noi, con l’augurio che possa tornare ad essere, presto, per tutti, “solamente” il “grande giorno” di Gesù Bambino!

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