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Il Mito di Orfeo ed Euridice

A cura dell’Associazione Italiana di Cultura Classica Manara Valgimigli di Milazzo, la Professoressa Paola Colace, nota studiosa dell’Ateneo messinese, ha tenuto una conferenza sul Mito di Orfeo ed Euridice.

Euridice, sposa di Orfeo, figlio della Musa Calliope, viene insidiata da Aristeo figlio di Apollo. Euridice fugge e nella fuga tra i boschi, morsa da un serpente, muore. Orfeo disperato la cerca e, con la sua lira, scende nell’Ade dove supera prove sovrumane, come addolcire con la sua musica il nocchiero Caronte, ammansire Cerbero dalle tre teste e infine intenerire il re Ade e la regina Proserpina che gli concedono di portare fuori dagli inferi la sua amata Euridice. A una condizione però: che mai si voltasse indietro per guardarla se non dopo aver superato la soglia degli inferi. Orfeo non resistette, si voltò prima, ed Euridice fu riportata per sempre nel regno dell’Ade. Il mito fondante per la cultura occidentale anticipa il mito del tallone di Achille e quello di Ulisse che riesce a non cedere al canto delle Sirene, canto dell’imbroglio, e con la forza della ragione vince la magia del canto.

Il mito è espressione della forza della musica e dell’amore, ma anche del mistero della vita e della morte.

La storia d’amore di Orfeo ed Euridice ancora oggi ci spinge a tante riflessioni con relativi quesiti. Orfeo ama Euridice e con la sua lira, con le sue note, è capace di muovere l’animo di Caronte, di Cerbero, di persuadere il re e la Regina, ma dimentica la condizione a lui imposta da Ade e Persefone perché non crede che con lui ci sia Euridice in carne ed ossa, perché sa che per gli umani è impossibile tornare nel regno dei vivi?

Oppure Orfeo non ama abbastanza Euridice da bastargli anche la sola ombra? È un limite dell’essere umano quello di non credere senza vedere?

Siamo al tempo degli “dei falsi e bugiardi”, come dice Dante, ma il mito anticipa quella cultura cristiana che parla della Fede, che non ha bisogno di vedere. Orfeo non crede che dietro di lui ci sia Euridice viva, in carne ed ossa, e il suo dubitare è causa della sua eterna morte.

Mi chiedo se sia il dubbio ad indurci a credere nella morte come assenza dell’essere, mentre se una Fede salda ci possa far accettare la morte come l’altra faccia della Vita. Se Orfeo avesse tenuto in cuore viva la sua Euridice, ella avrebbe continuato a vivere in lui e nella sua Musica, ma Orfeo si volta, non crede…

Diverse sono le chiavi di lettura del mito: Aristeo, figlio del Dio Apollo rappresenta l’arroganza del potere che pretende di possedere “la donna d’altri”. Euridice che fugge e viene morsa dal serpente è la vittima della violenza. Orfeo è medaglia dell’amore, il lato umano, quello debole e l’altro quello spirituale della musica, capace di eternare ed eternarsi, ma due sono i significati fondamentali: uno l’ineluttabilità della morte con l’impossibilità di tornare in vita, l’altro ci ricorda il senso di precarietà della materia, ma ci suggerisce pure come salvare lo spirito con l’amore e quindi con la Fede. I miti greci rappresentano l’archè della Cultura classica e nella religione cristiana, spesso ne cogliamo la rielaborazione a riprova che il “Verbo È, ed è sempre stato” in forme ed accezioni infinite.

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