Nel presepe Giuseppe, il custode del Redentore
Di Giuseppe, figlio di Giacobbe (Mt) o di Eli (Lc), del casato di Davide, sposo di Maria conosciamo poco o niente. Le notizie che ci giungono le troviamo nei Vangeli canonici e solo nella sezione che riguarda l'infanzia di Gesù e sono piuttosto scarne e lacunose. Questo spiega l'abbondanza di testi apocrifi che si occupano di lui, come - per esempio - il Protovangelo di Giacomo. E' l'evangelista Matteo che si sofferma con maggiore attenzione sulla figura di Giuseppe, offrendocene un ritratto molto interessante. Per Matteo, Giuseppe è il prototipo del credente che diviene "consanguineo" dell'Altissimo sposando Maria. Egli, erede della Promessa, è chiamato da Dio ad accogliere il dono con un atto deciso e libero. In lui ritroviamo i dubbi e le resistenze di ogni uomo ad aprirsi alla novità di Dio, a ciò che è ben più grande lui. Davanti al Mistero/Progetto di Dio si sente mancare il fiato, è tentato di ritirarsi, quasi si sottrae.
Lui, uomo giusto, non vuole però esporre Maria a un pubblico rifiuto, come fosse un'adultera, consegnandola a morte certa: la ripudierà in segreto. Ma Dio, come fece con Giacobbe (Gen 28) e con Elia (1Re 19), irrompe ancora nella storia umana raggiungendo Giuseppe nel sonno. “Nel sonno viene fuori in libertà tutto ciò che abbiamo dentro, e la Parola si comunica a noi nel sonno delle nostre parole, nel silenzio dell'ascolto” (cit.). Il sogno, che a noi può non sembrare qualcosa di reale, è invece il principio di ogni realtà. Giuseppe, come il suo omonimo dell'Antico Testamento (Gen 37), è l'uomo dei sogni, colui che accoglie il sogno di Dio in cui Dio stesso è coinvolto per la salvezza dei suoi figli. Salvezza che ora assume la carne del Figlio: Jehoshua = Dio è salvezza. Ma è una salvezza che si presenta a noi nella debolezza, nella fragilità, che si offre inerme nelle mani dell'uomo e che ha bisogno di essere custodita e protetta da chi, come Giuseppe, si prende cura della vita soprattutto "di notte", nella notte tragica della storia di tutti e di ciascuno. “Giuseppe è il padre che non soltanto custodisce e provvede al bambino quando è giorno, quando tutto è facile, scontato, solare; egli prende il bambino con sé "nella notte", quando le difficoltà sembrano avere il sopravvento” (cit.). Il suo risveglio sarà per lui una vera resurrezione ('eghertheìs) dalle sue paure, dai dubbi e dagli incubi che lo tormentano. E' nell'obbedienza libera (ob-audire = ascoltare stando di fronte) al sogno che si compie il disegno d'amore di Dio. Alla casata di Davide, che aveva eretto un tempio al Signore, ora viene donata una "Casa" definitiva dove abitare. “L'Amore ha trovato dove abitare. L'Amore è amato e la casa dell'uomo non è più deserta. La Parola si fa carne in noi, Dio è la nostra dimora e noi siamo la sua” (cit.)