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L’isola, l’esodo dei giovani, la Chiesa


Una lettera appassionata, quella del vescovo di Cefalù, Marciante, che tocca il cuore di tanti giovani e delle loro famiglie, perché mette il dito su una piaga da anni sanguinante: la partenza, che spesso rappresenta un viaggio di non ritorno, di tanti giovani costretti ad emigrare per trovare un lavoro degno dell’impegno profuso in anni di studi universitari. Ora ritorno sulle parole del Vescovo che invita i tanti giovani che hanno trovato lavoro al Nord a partecipare ad un “Cammino sinodale e solidale”, magari nel periodo estivo, al fine di avviare percorsi virtuosi per fare ripartire l’economia ed il lavoro in Sicilia.

Un messaggio forte che indirettamente può apparire come una manifestazione di sfiducia nella classe dirigente chiamata oggi a realizzare politiche di sviluppo in Sicilia. Anche il Vescovo si domanda cosa può fare la Chiesa, forse in passato disattenta, per stimolare una nuova politica che abbia a cuore i reali problemi delle famiglie siciliane. Ed allora, mi viene in mente il recente servizio di Report (RAI) che spiega in maniera precisa, come attraverso meccanismi sanciti dalle leggi dello Stato, (chiamiamoli tecnicismi mostruosamente razzisti) è stato stabilito grazie ad iniziative parlamentari di politici di destra e di sinistra che le risorse dello Stato dovessero essere trasferite non sulla base della domanda (numero di abitanti per Comune), ma semplicemente sulla capacità di spesa dimostrata in passato. Oggi, un buon amministratore del Sud, costretto dalla Corte dei Conti (ora attenta) a far quadrare i conti, sa di avere un budget di gran lunga inferiore rispetto ad un omologo del Nord. Tutto ciò si traduce in opportunità di lavoro al Nord e di disoccupazione al Sud. Come se ne esce se i nostri soldi ci vengono scippati attraverso tecnicismi legislativi? Tutto è partito con la legge del federalismo, primo firmatario il leghista Calderoli, che in realtà prevedeva una forma di attuazione solidale del federalismo, ma guarda un po’, le procedure si sono bloccate e la legge è stata attuata parzialmente, con ciò determinando un danno grave ed irreparabile per le popolazioni del Sud che non hanno riconosciuto il livello minimo di servizi essenziali (a mo' di esempio: in materia di Asili Nido i comuni di Caivano e Casoria - 70 mila abitanti – in base ai criteri in atto applicati, hanno un fabbisogno pari a zero; alias, a Caivano e Casoria non ci sarebbero bambini; sic !!!).

Recentemente ho partecipato ad un Convegno nel quale il Prof. Massimo Costa ha presentato la sua opera “Storia istituzionale e politica della Sicilia”. Quest’opera finisce con il racconto degli ultimi anni di governo regionale a guida Lombardo e Crocetta. Lo storico classifica le due esperienze di governo, la prima drammatica, la seconda tragica. Entrambi avevano parlato di autonomia, di prerogative sancite dallo Statuto della Regione siciliana; entrambi hanno ceduto, complice la classe dirigente dell'Isola attenta alla salvaguardia della propria posizione di potere, alle logiche dei partiti centrali. Miliardi di euro dei siciliani (alias opportunità di lavoro per i nostri giovani) ceduti in contraccambio di promessa del mantenimento di posizioni di potere; e sì perché il siciliano ha grandi virtù, ma un enorme limite: di fronte al problema cerca l’accomodamento, la soluzione indolore; questo sì è un tarlo culturale che ci portiamo dietro, costretti per anni ad adeguarci alle varie dominazioni. Il Vescovo chiede ai giovani emigrati aiuto sul come fare per salvare le nostre famiglie sempre più disgregate?

Qualcuno potrebbe proporgli uno studio approfondito da parte della Chiesa dello Statuto della regione Siciliana, una legge di rango costituzionale, il quale, se applicato come ogni legge vigente nel territorio della nostra Nazione produrrebbe opportunità di sussistenza a tutti i siciliani di buona volontà.

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