Scelto per l’Evangelo Saulo/Paolo
Paolo di Tarso (Saulo) era giudeo per nascita e formazione, e tale rimase fino alla fine della sua vita (cfr. At 22,3; 2Cor 11,22 ; Fil 3,5-6 ; Rm 11,1), e non solo non rinnegò mai la sua appartenenza al popolo ebraico, ma lo affermò con forza. Molto si è scritto e detto sui suoi rapporti con l'ebraismo e sulla sua presa di distanza dalla tradizione dei padri; rimangono certamente concordanze fondamentali riguardo al Mistero di Dio, all'Alleanza, alla fede, al messianismo. “Vi è però una differenza radicale, che è la fede in Gesù, Messia, Figlio di Dio morto e risorto, il quale segna definitivamente la fine della Legge (Rm 10,4), inaugurando una alleanza universale alla quale tutti possono partecipare mediante la fede” (cit.). Fondamentale per Saulo fu la "Cristofania" sulla via di Damasco, che non operò una vera e propria conversione (Paolo non era un pagano), non modificò la sua condotta morale (già irreprensibile), non cambiò religione, ma, come egli stesso dice, fu afferrato/conquistato (katelémfte) da Gesù (Fil 3,12), fino a divenire per lui la nuova ragion d'essere (Gal 2,20). L'evento comportò una sorta di "reset" di ciò che prima era per lui la Torah (cfr. Gal 3,15-4,11), “considerata ormai solo una parentesi tra Abramo e Gesù” (cit.). Tutto quello che era il suo tutto, era diventato nulla e questo grazie all'esperienza mistica fatta e alla conoscenza di Gesù. Meister Eckhart così traduce e commenta il celebre brano degli Atti: “Surrexit autem Saulus de terra, apertisque oculis nihil videbat. Si alzò Saulo da terra e, ad occhi aperti, vide il nulla ! Dio era il nulla!”. Tutto ciò che Saulo aveva conosciuto di Dio, dopo l'irruzione di Gesù nella sua vita era divenuto nulla.
Paolo sperimentò che non vi è che una sola Parola, un solo Evangelo, al servizio del quale Dio ha scelto anche lui: “Schiavo di Cristo Gesù.....scelto per annunciare il Vangelo di Dio” (Rm 1,1). Consapevole della sua elezione per l'evangelizzazione di tutti - giudei e pagani - proclama, come instancabile araldo, l'annuncio dell'Evangelo non come una comunicazione nozioni dottrinali da mandare a memoria, quanto piuttosto come imitazione (1Cor 11,1) di Gesù, attraverso la Parola, l'esempio e la Carità, sostenuto dallo Spirito e dalla forza di Dio che interpella gli uomini per mezzo di coloro che invia, “come se Dio esortasse per mezzo nostro”. (2 Cor. 5,20)