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Barcellona Pozzo di Gotto anno 2020

Viviamo in questa nostra cittadina che, apparentemente, soddisfa le esigenze di vivibilità: centro di 43.000 abitanti; ogni ordine e grado di scuola; una discreta presenza di strutture sportive e ricreative; una buona offerta nel settore del commercio, un Ospedale, e poi… una struttura urbana che abbraccia nello spazio di pochi chilometri, i monti ed il mare. Insomma, tutti gli ingredienti per determinare opportunità di lavoro in tutti i settori. Se però tanti giovani decidono di partire per trovare fortuna fuori, un motivo ci sarà! Un tempo Barcellona Barcellona Pozzo di Gotto era rinomata per il Commercio, la produzione di arance, l’allevamento di bovini... Tutte queste attività hanno registrato un freno (concorrenza al ribasso dei paesi stranieri nel settore dell’agricoltura; concorrenza dei centri commerciali diventati ormai centri di aggregazione) ed oggi i giovani barcellonesi si interrogano sul loro futuro, non trovando spesso risposte nel territorio in cui sono nati e cresciuti. Una città si può definire virtuosa, quando il saldo della produzione registrata nel suo territorio equipara il saldo dei consumi: a Barcellona Pozzo di Gotto accade l’esatto contrario, è un po’ come dire che consumiamo più di quanto produciamo, abbiamo determinato un trend “sanguisuga” destinato progressivamente ad impoverire noi stessi. Ovviamente, la pianificazione economica e territoriale compete alle classi dirigenti che decidono di rappresentare la cittadinanza; probabilmente, sarebbe opportuno, per chiunque volesse dare un contributo di crescita, “studiare, studiare, studiare”. Oggi registriamo una generale disattenzione alla tutela del territorio: gli anni 60/90 sono stati caratterizzati da un abusivismo le cui conseguenze paghiamo giornalmente; gli ultimi danni subiti nel nostro litorale sono figli di una non accurata attenzione alla tutela ambientale e questi determineranno un ulteriore freno alla opportunità di lavoro, per esempio, nel settore del turismo. Oggi molti nostri giovani si buttano a capofitto nel settore gastronomico mordi e fuggi; buona parte di queste attività sono destinate a chiudere perché l’offerta è maggiore della domanda. E così, mentre la classe dirigente ipotizzava una Barcellona Pozzo di Gotto città dei servizi, i servizi andavano scomparendo: terziario in crisi, uffici pubblici chiusi e/o trasferiti, per un attimo abbiamo temuto anche la chiusura dell’Ospedale.

Rimango dell’idea che Barcellona Pozzo di Gotto debba riprendere la propria vocazione, frutto della vitalità dei suoi concittadini; l’area artigianale va completata e può essere un buon viatico per nuovo lavoro, il nuovo mercato ortofrutticolo (di prossima apertura) dovrebbe essere di stimolo per l’avvio di attività imprenditoriali nel settore dell’agricoltura sostenute dal Governo regionale; e perché no, potrebbe nascere una regia cittadina per coordinare l’attività di allevamento di bestiame. Il segreto per determinare fattori di riuscita in questi settori è la capacità di creare rete, affinché i vari passaggi della filiera non siano caratterizzati da giochi al massacro nei confronti delle piccole imprese.

Amministrare una città di 40.000 abitanti può essere faticoso, o può rappresentare un motivo di convenienza personale, dipende dalla preoccupazione che avvertiamo nei confronti dei giovani che chiedono di esercitare qui la cittadinanza.

Nonostante tutto, Barcellona Pozzo di Gotto è ancora una città che ha tanto da offrire ai suoi cittadini, bisogna avere il coraggio di fare scelte di campo forti e lavorare ogni giorno per realizzarle.

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