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Una città che guarda al suo futuro



Nei giorni scorsi mi è capitato, casualmente, di leggere su un comune social network alcune note storiche sulla Barcellona Pozzo di Gotto degli anni a cavallo tra la fine dello ‘800 e gli inizi del ‘900. La nostra città si presentava ricca, fiorente, carica di tradizioni popolari e viva sotto molteplici punti di vista, uno fra tutti quello commerciale.

A distanza di poco più di un secolo quella che era una ridente cittadina della costa tirrenica del messinese si presenta con volto profondamente diverso. Ha mutato il suo aspetto la Barcellona di oggi e non sempre i suoi lineamenti sono migliori rispetto al passato: è cresciuta la popolazione ed è cresciuta il territorio urbano della città, ma questa crescita nel tempo non è stata gestita e controllata nel modo più corretto al punto che oggi ci ritroviamo zone, anche centrali, poco popolate e periferie ampliatesi a dismisura, i luoghi di ritrovo e di aggregazione come piazze e vie principali difficilmente si popolano e vengono vissuti, la cittadina commerciale fiorente e ricca ha lasciato il posto, nell’insieme, a quella poco curata, sporca, povera economicamente e umanamente di oggi e il dito non si può sempre e solo puntare verso gli amministratori, ma tutto questo deve interrogare ciascuno di noi cittadini. Se questo è vero, è altrettanto vero che non mancano in città piccoli barlumi di speranza che è giusto evidenziare: le manifestazioni culturali di settimana in settimana non sono poche e la vivacità delle associazioni sparse sul territorio è sempre di livello notevole; non mancano i commercianti che con coraggio - visto il dilagare dei grandi centri commerciali - ogni giorno continuano a portare avanti le loro attività; nel weekend mirati locali diventano il centro nevralgico in cui centinaia di ragazzi e giovani si incontrano tra musica di ogni genere e cocktail vari.

Anche chi vive fuori (io solo da pochi mesi) nel vedere tutto questo, con un pizzico di orgoglio, si interroga e come i figli che amano sempre i propri cari così spera e attende con fiducia un domani più roseo per la propria terra. I cambiamenti anche profondi della società, del modo di pensare e di agire, degli stili di vita, la migrazione di tanti, soprattutto dei più giovani, verso altri luoghi per motivi di studio o di lavoro e molto altro influenzano e inevitabilmente mutano anche il modo di vivere la città. Spetta alle forze sane che insistono sul territorio, ai giovani che lodevolmente scelgono di rimanere, ai professionisti che resistono, alle aggregazioni, alle parrocchie, a chi si propone e si presta per il servizio ai cittadini all’interno delle istituzioni costruire, dalle piccole cose, e con alla base un rinnovato e profondo senso di appartenenza, un futuro migliore per questa città, troppe volte poco amata e poco difesa fino in fondo.

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