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Dolore e lacrime, lutto e rovine

Dolore e lacrime caratterizzano questi nostri giorni tristi. Mai avremmo minimamente pensato di essere travolti da un male oscuro che minaccia in maniera impalbabile, ma devastante, la nostra sussistenza personale e comunitaria. Un virus, Covid 19, ci ha fatto precipitare in un non senso, in uno smarrimento esistenziale in cui sperimentiamo tutta la fragilità della nostra condizione umana e l’impotenza dei nostri saperi, dei mezzi della scienza e della tecnica per arginare e debellare questo flagello che ha aggredito i popoli tutti della terra. Tappati in casa, quasi, e non si sa fino a quando, per contenere il contagio.


Sospettosi di chi ci sta accanto come di un possibile “untore”. Gli ospedali, insufficienti ad accogliere l’ingente numero di persone bisognose di cure, somiglianti a lazzaretti. Medici e personale sanitario, volontari e soccorritori, samaritani odierni, soccombono essi stessi piegati dal morbo insidioso e subdolo. Le chiese chiuse, nonostante il moltiplicarsi di riti e di preghiere in streaming, sconfortano e, per taluni, sono metafora del “Cielo” chiuso ai nostri gemiti. Il tempo è sospeso tra il buio del venerdì santo ed il silenzio del sabato santo. O madre Maria, donna trafitta dal dolore, tu che hai accolto e sorretto il corpo straziato del tuo Figlio, sorreggi e conforta i figli che ti sono stati affidati da Lui morente. Rimani accanto a noi che attendiamo l’alba di un giorno nuovo, della Risurrezione.

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