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In cammino sulla via della bellezza

La bellezza salverà il mondo! Qualche mese fa nel visitare i Musei Vaticani ho potuto cogliere in prima persona quanto questa celeberrima espressione di Dostoevskij passata alla storia e che può sembrare una banale frase di un libro, porti in se una verità molto profonda. Camminando in questa vera e propria “via della bellezza” attorniato da sculture, da collezioni di ogni genere, da arazzi, da quadri e da affreschi delle diverse epoche artistiche e culturali, in un crescendo di emozioni, fino alla sublime vista della Cappella Sistina si riesce a capire più a fondo quanta bellezza l’uomo è stato capace con le sue mani, fino al presente, di realizzare ed ad entrare in una dimensione in cui davvero la creatura si avvicina al suo Creatore.

Fuori dalle mura del museo però, la realtà ha riacquistato tutto un’altro sapore: nell’epoca che stiamo vivendo - così complessa e problematica - di bellezza non sembra essercene molta, anzi sembra proprio che la bruttezza, nelle sue molteplici forme, abbia del tutto preso il sopravvento.

Dostoevskji nella sua opera, attraverso la figura del principe Myskin, parlando della bellezza in fondo voleva parlare e indicare al lettore l’amore verso l’altro, quell’amore condiviso, anche nel dolore, con il proprio prossimo; tutto questo oggi nel tempo della “cultura dell’indifferenza” l’abbiamo forse dimenticato o smarrito, presi dalle nostre vite frenetiche, dal nostro individualismo galoppante, dalle cose grandi e d’effetto a discapito di quelle piccole e quotidiane.


Ora è la pandemia che in Italia e nel mondo stiamo vivendo nella sua cruda tragicità ad averci imposto un nuovo ritmo: molto di quella vita frenetica ci è stato tolto e per poter tutti sopravvivere non possiamo più pensare solo a noi stessi ma dobbiamo custodirci - a distanza - l’uno con l’altro. Di bello tutto quello che stiamo vivendo non ha certamente nulla ma ogni cosa e anche questa può diventare una via, una strada da percorrere con fatica per riappropriarci ognuno della nostra bellezza di fondo: questo momento ci potrà servire a sentire di nuovo il gusto per le piccole cose, il gusto dell’essere umani in un rinnovato spirito di condivisione, di fraternità e di solidarietà reciproche in cui veramente ogni distanza materiale e non, può essere annullata.

Anche la Quaresima, quella che stiamo vivendo in un modo così diverso da tutte le altre, ci indica questa direzione: la possiamo subire come un tempo penitenziale e mortificante oppure possiamo viverla, oggi ancora di più, come una opportunità per fare davvero Pasqua, per vivere da risorti facendo quel salto, quel passaggio dalla morte alla vita, dall’individualismo alla solidarietà, dalle brutture attorno a noi e dentro di noi alla vera grande bellezza, quella bellezza che non tanto Dostoevskji quanto piuttosto Gesù Cristo ha predicato e vissuto, quella bellezza che per la Sua morte e per la Sua risurrezione abita già dentro ciascuno di noi e che merita di tornare alla luce.

Che ognuno di noi nella Pasqua ormai vicina possa riscoprire, a partire dalle cose piccole di ogni giorno in cui per adesso è costretto a stare, la bellezza che lo abita e, al termine di questo periodo, possa ritrovarla anche nel fratello che trova accanto a se e nel mondo che lo circonda, un mondo che così, realmente salvo, con le sue potenzialità e le sue unicità, diventerà forse più bello da costruire, da custodire e da vivere.

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