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La paura: una barca con i remi

“Senza paura e malattia la mia vita sarebbe una barca senza remi” (Edvard Munch). Un’emozione primaria, la paura, che ognuno di noi ha sperimentato in misura variabile nella propria vita. Un meccanismo di allarme che generalmente consideriamo negativo, perché quando lo avvertiamo ci sentiamo impotenti, deboli, spaventati, fino a poterne essere completamente bloccati.

La paura come risposta al pericolo, interviene sulla nostra capacità di mobilitarci alla presenza di un evento giudicato dal nostro organismo come “pericoloso”, in quanto nuovo o imprevedibile, spiacevole, di ostacolo ai nostri bisogni individuali e/o sociali, ingestibile. Da giorni le cronache si occupano del Coronavirus (Covid 19); tutti i canali mediatici, gli organi di informazione ci forniscono, a tempo pieno, aggiornamenti sul numero di persone contagiate e sui deceduti. La paura del contagio, essendo divenuta dilagante, ma al tempo stesso novità imprevista e di ostacolo alla nostra sopravvivenza, catalizza ansia, tensione, ipocondria, divenendo fonte di panico e scatenando comportamenti di difesa, talvolta di rabbia e aggressione, sino alla “paralisi” e chiusura (un fatto di cronaca di pochi giorni fa: un uomo, spazientito dall’attesa per fare un tampone nelle sale dell’ospedale Cutugno di Napoli, sputa in faccia a medico ed infermiere). Ma, come ogni reazione neurofisiologica, anche la paura ha le sue “ragioni”. La paura non costituisce semplicemente una meccanica e istintiva risposta ad un pericolo, ma piuttosto una modalità di valutazione complessa, messa in atto dagli individui per esplorare ed adattarsi all’ambiente circostante contenendone i rischi.

La paura che nasce da un possibile contagio può consentire di metterci in salvo; se la tale preoccupazione porta a seguire attentamente le istruzioni degli esperti e adottare comportamenti prudenti per salvaguardare la propria vita e quella degli altri, stiamo parlando di un’emozione capace di stimolare comportamenti congruenti e fortemente adattivi.

Ma come possiamo superare la paura? Trasformandola nel suo opposto: il coraggio. Il coraggio che nasce dalla consapevolezza del pericolo ed al tempo stesso dal senso di responsabilità a svolgere il proprio dovere senza esitazioni. Ma anche la fede e lo stupore. La fede che ci permette di credere nell’inatteso, anziché cercare di affermare ad ogni costo la nostra volontà. Lo stupore per le piccole, ma grandi cose: la famiglia, la generosità, l’accoglienza, il silenzio e l’altro. Beppe, allevatore di Cremona, in un’intervista dichiara: “la fede mette al posto giusto la paura”. Solo con questi elementi quest’ultima diventa “uno di quei remi che guidano la barca verso la riva”.

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