“Qualcosa è cambiato” Le nostre reazioni emotive e comportamentali
La storia ci insegna, che nell’emergenza, soprattutto quando si associa all’esperienza di perdita (non solo fisica di una persona, ma anche mentale di abitudini, spazi, tempi), il nostro comportamento si modifica con ricadute importanti sulle future generazioni. Kubler-Ross teorizza cinque fasi attraverso le quali passerebbe obbligatoriamente un individuo a seguito di un’esperienza di perdita e che, se superate, ne permettono la completa elaborazione e quindi il recupero del proprio benessere e delle proprie relazioni.Negazione/Rifiuto: in principio si nega la perdita come naturale meccanismo di difesa. Non possiamo nascondere che la nostra società ha spesso portato a comunicare nelle nostre famiglie con messaggi veloci, a programmare la vita con attività incalzanti. La pandemia da Covid 19 ha portato allo smart working, alla sospensione delle attività didattiche, alla sospensione di ogni altro tipo di attività sociale e ci ha costretti a “rallentare” restando a casa con i nostri familiari. Durante le prime settimane di emergenza, i giovani scalpitavano, non capivano il senso del #Iorestoacasa ed in tutto e per tutto rivendicavano la loro fame di vita sociale; si leggono: “Ragazzo fermato sei volte fuori casa in pochi giorni: andava dagli amici”, “Prende l’auto per raggiungere la fidanzata, giovane innamorato multato dalla Finanza”.Rabbia: quando si realizza la perdita, subentra un enorme carico di dolore che provoca una grande rabbia alle volte rivolta verso se stessi o persone vicine.
La convivenza forzata e l’impossibilità di uscire e dedicarsi alle attività abituali, può essere un fattore stressante, soprattutto se protratto nel tempo, quando poi questo tempo è indeterminato le reazioni possono essere tra le più disorganizzate. Si legge sui titoli delle principali testate giornalistiche: “Con l’isolamento forzato per il coronavirus, si moltiplicano i casi di violenza domestica”; “Madre separata che non fa vedere i bambini per paura del coronavirus: che fare?”; “I matrimoni sopravvivranno al coronavirus?”.
Negoziazione: si tenta di reagire all’impotenza cercando delle risposte o trovando soluzioni per spiegare o analizzare l’accaduto.
Tra tagli ai servizi, eccessiva burocrazia e difficoltà nel conciliare la patologia con il proprio lavoro, la nuova quotidianità in tempo di pandemia è tutta una arte di arrangiarsi: dalla riscoperta del pane fatto in casa, all’allestimento di una tavola sospesa tra due balconi, ai concerti sulle terrazze. E soprattutto, regna l'Intelligenza Artificiale: con Google sotto gli occhi, ognuno si considera scienziato.
Depressione: ci si arrende alla situazione razionalmente ed emotivamente.
Non è da trascurare che la perdita di una organizzazione dei propri tempi e spazi, fisici e relazionali, può destabilizzare adulti e bambini, soprattutto quando fanno fatica a dare significato a quello che sta succedendo. Il distanziamento sociale, l’isolamento in casa, la paura del contagio, la perdita del lavoro, i numeri dei morti che continuano a crescere. Tutto ciò sta lasciando nella mente degli italiani una lunga serie di conseguenze psicologiche. Dai dati già raccolti in un indagine dell’università dell’Aquila si rileva che 6.604 donne (37% degli intervistati) hanno accusato sintomi di disturbo post-traumatico da stress, e ancora 3.700 (20,8%) ansia, 3.084 (17,3%) depressione e 1.301 (7,3%) insonnia.
Accettazione: si accetta l’accaduto, riappacificandosi con sé e riconciliandosi con la realtà. Gli aspetti positivi nell’emergenza si possono trovare: l’appropriazione di un ruolo non sempre vissuto appieno, quello genitoriale e la costruzione di una “rete” educativa con la scuola, le parrocchie, gli oratori. È il tempo di sviluppare e consolidare una cultura e una pratica delle responsabilità genitoriali e sociali nella misura in cui, proprio tra le mura domestiche, ci si allena e si fa esperienza concreta di condivisione. In questi giorni di emergenza i componenti di una famiglia possono mettersi nella condizione di sentirsi ascoltati, protagonisti di relazioni vere. È il momento per imparare ad acquisire e affinare l’arte del dialogo, del confronto ed essere finalmente capaci di gratuità, di dono, di accoglienza e tutto ciò da casa.