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Francesco e il pontificato dei gesti “profetici”

Rimarranno certamente ben impresse nella memoria collettiva le immagini di quel tardo pomeriggio di marzo quando sotto la pioggia battente e in una piazza san Pietro letteralmente vuota, nel clima del tutto surreale della emergenza covid 19, Francesco, l’anziano vescovo di Roma vestito di bianco, con la sua andatura lenta e incerta, raggiungeva il sagrato della piazza per elevare a Dio la sua preghiera di supplica, a nome di tutto il mondo. Questo gesto, definito da parecchi “profetico” è solo l’ultimo, in ordine cronologico, di una lunga e sbalorditiva serie a cui il papa venuto “quasi dalla fine del mondo” ci ha abituato sin da quel 13 marzo 2013. Il primo viaggio apostolico a Lampedusa, nell’isola simbolo dell’accoglienza dei migranti, il giubileo straordinario della Misericordia con la conseguente scelta di aprire di fatto la prima Porta Santa non a San Pietro in Vaticano ma a Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana, terra segnata dalla violenza della guerra civile, l’attenzione costante alle periferie territoriali ed esistenziali, l’attenzione a tematiche quali la cura del creato, l’accoglienza dei divorziati e risposati o l’evangelizzazione di popoli e culture diverse (es. sinodo sull’Amazzonia), i passi compiuti nel dialogo su alcuni fondamentali temi con le altre confessioni cristiane e le altre religioni, in particolare, ricordando su tutti la firma del documento di Abu Dhabi, con l’Islam: sono solo alcuni di quei gesti profetici che hanno e stanno continuando a caratterizzare questo pontificato.

Certo sarebbe un azzardo non da poco sostenere che con questo papa si sta finalmente svoltando nella Chiesa: prima di lui, senza voler ripercorrere i 2000 anni di storia, già solo i suoi immediati predecessori Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno compiuto passi e gesti profetici anticipando i tempi e dando prova concretamente della visione di una Chiesa davvero in uscita. Il passo ulteriore che Francesco, con il suo agire e per la sua storia e cultura personale che va oltre la concezione eurocentrica del mondo in tutti i campi, sta profeticamente compiendo - segnando una netta cesura persino con il recente passato - è quello di muoversi nella consapevolezza storica della fine di alcuni processi plurisecolari e dell’avviarsene di altri che, senza alcun precostituito giudizio negativo, stanno portando a mutamenti radicali nella società umana e nell’essere proprio dell’uomo in se. In breve, Francesco, anche rispetto ai suoi due immediati predecessori sulla cattedra di Pietro, ha iniziato a delineare una visione di Chiesa cattolica coerente con il tempo storico che stiamo vivendo e che sarà quello con cui come comunità cristiane ci confronteremo sempre più.

Certo oltre i gesti e le parole profetiche ci vogliono anche le azioni di governo e di direzione chiara e determinata perché non può essere l’uomo “solo al comando” a dirigere la barca della Chiesa ma è necessario che questo sentire nuovo pervada tutto il corpo ecclesiale a partire dalle comunità parrocchiali e religiose, dalle diocesi e gli ambienti di curia fino ad arrivare alle stanze della Santa Sede e questo non sempre in questi anni è avvenuto, rappresentando, a onor del vero, una spiccata nota dolente: popolare il papa sì, ma - solo per fare un esempio senza toccare alcune nomine fatte o delle scelte operate in alcuni campi - le assemblee domenicali da tutto questo non ne hanno tratto molto beneficio! Nonostante questo resta che la strada verso un futuro tutto da costruire, con questo pontificato, è stata aperta e tornare indietro - così come alcune rumorose minoranze fatte di alti prelati, politici, faccendieri vari che in nome di non si sa bene quale ortodossia cattolica da difendere, pensano solo, attaccando il papa, di salvaguardare chissà quali loschi e personali interessi - è impensabile oltre che totalmente avulso dalla realtà. Ciascuno di noi che ha a cuore la Chiesa e il mondo deve non solo sostenere e comprendere il papa ma assumersi concretamente l’onere, nella dovuta distinzione dei ruoli e dei carismi, di intraprendere questa strada aperta facendo si che l’azione dello Spirito Santo possa condurre la Chiesa nella realtà di un domani che si fa sempre a noi più vicino.

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