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I minori stranieri nelle comunità di accoglienza. Nel tempo del Covid-19



#iorestoacasa questo è il mantra che dal 4 marzo risuona nei social, nella tv, nella bocca di tutti e lo viviamo fino ad oggi. Questo vivere distanti, privi di relazioni, se non all’interno del nucleo famigliare, ha di fatto cambiato le nostre abitudini. Siamo passati in queste settimane dal come comportarci, ai canti sui balconi o tetti delle nostre case, che, in un certo qual modo hanno un po’ animato i nostri giorni dentro le mura domestiche. Poi c’è stato l’esprimersi al meglio in cucina, al punto da non trovare farina e soprattutto lievito nei supermercati. Tanta paura, tanto stupore, ma anche tanta solidarietà hanno caratterizzato questi giorni. Lavorando in uno SPRAR per Minori Stranieri Non Accompagnati, quello che era “La Casa di Ismail” per intenderci, mi sono approntato, con l’ausilio di qualche ragazzo, alla realizzazione della pizza per una cena. Era la prima volta che impastavo, il risultato è riuscito, abbiamo provato a farlo ancora altre volte. Bisogna inventarsi qualcosa anche per i ragazzi che vivono nelle comunità! Sono ragazzi con storie diverse, con vissuti diversi, di nazionalità, culture diverse. Come gestire quindi così tanti giovani in questo periodo dentro quattro mura? Innanzitutto c’è da dire che le comunità sono come delle famiglie, e come tutte le famiglie ci siamo attenuti al rispetto delle regole dei famosi DPCM (Decreti Presidenza del Consiglio): pulizia e sanificazione degli ambienti, attenzioni alle distanze e alla cura dei propri spazi, uso delle mascherine, guanti, igienizzazione più attenta. I ragazzi hanno colto la gravità del virus e l’attenzione del momento essenzialmente attraverso la comunicazione: appositi manifesti e spiegazioni di come comportarsi in varie lingue. Attraverso l’informazione, la lettura, i video tutorial cercati sul web e inviati dagli insegnanti, come anche di messaggi e articoli inviati da amici e conoscenti tramite i social media che utilizzano. Abbiamo avuto modo quindi di approfondire e spiegare cosa fosse un Virus, il Coronavirus, la sua gravità e le attenzioni da avere. Bisogna dire che i ragazzi hanno seguito con interesse quanto veniva loro riferito. I ragazzi in tempi “normali” frequentano i corsi per conseguire la licenza media, altri delle scuole superiori nei vari indirizzi scelti. Come tutti si sono adeguati a seguire tramite computer le lezioni online e studiare o fare i compiti loro assegnati ogni giorno. Una modalità nuova, come tutti gli studenti, di seguire da “remoto” (termine per dire che si è online su computer) l’incontro con insegnanti e compagni di scuola, sia dai propri cellulari che dal computer. Per quanto riguarda i ragazzi che lavorano, come buona parte dei lavoratori, con le attività chiuse molti di loro sono rimasti a casa. Il 15 aprile per esempio, due ragazzi che lavorano la Feltrinelli di Messina, hanno ripreso il loro lavoro con la riapertura delle librerie. Ovviamente, come tutti ormai, anche la gestione interna della comunità si avvale dei permessi e delle famose autocertificazioni per andare a fare la spesa, in farmacia o impellenze. Insomma una vita all’interno delle case (quasi a non mettere naso fuori dalla porta) “modificata”, per ora, ma con l’attenzione e il rispetto delle regole. Certamente non si può nascondere che si soffre a stare dentro, ma pare che i ragazzi abbiano recepito la necessità di restare a casa, anzi la certezza di “iorestoacasa.

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