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Pozzo di Gotto - L’esperienza dell’Istituto “Nino Pino Balotta”

Un invisibile corpuscolo ha avuto il potere di arrestare il mondo intero: il COVID-19, una bestia infida e traditrice che ha rivoluzionato la nostra vita. In questo totale capovolgimento le scuole del mondo hanno dovuto chiudere i cancelli, anche le scuole hanno dovuto lasciare il posto al silenzio. Quante ansie, quante paure e quanti timori! Ma quanta prontezza anche nel rispondere alle sfide dell’emergenza. Il dirigente del’I.C. “Balotta”, prof. Luigi Genovese, ha immediatamente attivato un piano-forza per far fronte alla situazione, specialmente in una realtà stratificata culturalmente e socialmente come quella di Pozzo di Gotto: la sempre fattiva ed efficace, sensibile disponibilità del Ds è riuscita a colmare il vuoto generato anche tramite la distribuzione di dispositivi (in particolare tablet) e schede SIM prepagate, che non hanno fatto mancare a nessun bambino la possibilità di partecipare alle classi virtuali attivate, in cui si sono svolte lezioni in diverse modalità (audio, video) e con disponibilità totale dei docenti anche ben al di là degli orari e del monte-ore consueti. Come si evince dalle interviste a due genitori (la sig.ra Caterina Lo Presti, rappresentante della classe terza di Salita Carmine e la sig.ra Ilham Blidi, madre di un’alunna della medesima classe) i bambini e le loro famiglie hanno riscontrato inizialmente notevoli problemi di organizzazione e non poche difficoltà, catapultati in una realtà completamente differente da quella tradizionale; tuttavia la sinergia tra i componenti domestici e quelli scolastici è riuscita a superare tutto questo, grazie a un aiuto reciproco e un’immedesimazione ad ampio raggio. In particolare, la sig.ra Blidi ha voluto evidenziare come per i provenienti da ambienti culturali diversi ci fosse poi un ulteriore impedimento, quello della lingua italiana, spesso poco (o per nulla) parlata e/o capita dai genitori procedenti da paesi non italofoni. A tal proposito, comunque, mi preme sottolineare e testimoniare, in qualità di responsabile di plesso, il profondo impegno profuso da pressoché tutti i genitori, intenti a far conseguire ai loro figli gli apprendimenti che spettano loro di diritto; tuttavia occorre anche registrare gli sparuti casi in cui, per motivi differenti, questo filo di collegamento tra la famiglia e la scuola è stato labile, se non completamente reciso. Certamente è mancata ad ogni bambino quella “terra fertile” – la classe – dove crescere in mezzo agli altri, nella loro quotidianità, fatta di sguardi, sostegni, incoraggiamenti, anche rimproveri quando necessari. Vorrei chiudere con una piccola e umile riflessione: non possiamo dimenticare che i bambini sono la forza motrice dell’universo scolastico e che la finalità vera della scuola è istruire, educare, e formare cosa che non può mettersi in atto nel migliore dei modi con la DAD, in quanto solo la classe reale permette la relazione autentica tra i bambini stessi e gli insegnanti.

Che questa fase possa quindi essere come le piene del Nilo, che sembrano sommergere completamente i campi in cui passano ma in realtà li restituiscono intatti e ben più fecondi, pronti a produrre frutti più rigogliosi e ricchi di prima.

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