top of page

Proiettati in avanti, con speranza!

Dopo quasi tre mesi, a metà maggio, in occasione della festa dell’Ascensione, nuove disposizioni della CEI hanno consentito di riprendere, seppure con le dovute cautele, la celebrazione eucaristica nelle parrocchie. Nei giorni dolorosi della pandemia e dell’isolamento forzato, lontani dalle nostre occupazioni quotidiane e abbandonati ad un ritmo di vita lento, nel chiuso delle pareti domestiche, abbiamo dovuto vivere le pratiche liturgiche in una dimensione più ristretta, individuale e familiare; le nostre giornate sono state scandite dalle celebrazioni trasmesse attraverso i molteplici canali di comunicazione; perfino la Catechesi è passata via internet, anche quella per i più piccoli. La necessità di mantenere un cordone ombelicale tra i singoli e la comunità è stata sentita in modo pressante e la tecnologia ci è venuta in soccorso. Ci siamo ritrovati, come famiglia e come singoli, dietro lo schermo di un televisore o di un PC, a recitare il Rosario, a seguire l’Eucaristia “a distanza” o a ricevere la benedizione papale; abbiamo assaporato quello che doveva essere il clima delle prime comunità; abbiamo apprezzato la dimensione comunitaria della vita parrocchiale.

La distanza può avere favorito in molti una meditazione profonda, alla luce delle Scritture, su un’Assenza sentita come dolorosa, sulle radici della propria fede e della propria speranza. Come proseguire il cammino senza il Pane? Quale senso trovare in questo sradicamento dalla liturgia sacramentale? Eppure, proprio in quel silenzio e nello sconforto che possiamo aver provato, il dialogo con Dio non si è interrotto. Si è trattato di un momento di crisi e di conversione, un’opportunità di accogliere in modo positivo le sollecitazioni della realtà per intravedere tra le sue pieghe la presenza di Dio, al di là dei nostri schemi consolidati e delle pratiche religiose divenute ormai abitudine. La sofferenza, la solitudine e la morte sono entrate con violenza nella nostra quotidianità, dando un senso nuovo al cammino quaresimale e pasquale: nei malati e nei morti abbiamo realmente rivissuto la passione e morte di Gesù; il Mistero si è calato nella realtà. In questo clima di emergenza abbiamo dovuto costruire una nuova dimensione ecclesiale, in scala più ridotta. Tutti sacerdoti, grandi e piccoli; tutti celebranti, secondo la vocazione battesimale, e la famiglia ha riscoperto la sua vocazione di “piccola chiesa”. Veramente un Tempo di Grazia per chi si è fatto trovare docile, abbandonato alla preghiera e alla volontà di Dio! Sicuramente, questa pandemia ha messo in evidenza anche la necessità di aprirsi con curiosità ed entusiasmo a nuove forme e a nuovi strumenti di comunicazione della fede; ad un modo più autentico e concreto di testimoniare con l’entusiasmo e la fiducia delle prime comunità.

Ed ora? Ripreso il cammino, come metteremo a frutto l’esperienza fatta? Quali novità nel nostro rapporto con Dio e con la comunità? Quale ruolo per la famiglia nella catechesi, nella carità, nella vita comunitaria? Tanti gli interrogativi, ma fiduciosi, prepariamo vie nuove, forti della prova appena affrontata e mettendo al servizio della Chiesa la nostra creatività!

bottom of page