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Un dettaglio I sandali ai piedi

D’improvviso una notizia: Benedetto XVI è volato a Regensburg in visita al fratello malato. Lui novantatreenne e che, da anni, vive rigorosamente nel monastero in Vaticano. Un gesto di grande umanità, d’immenso amore fraterno.

Tra le rarissime immagini di Ratzinger trasportato in carrozzella, fragile e quasi rannicchiato su se stesso, ho notato ai suoi piedi i sandali. Sandali, appunto, calzati e già presenti in qualche altro scatto recente che lo coglie su una panchina dei giardini vaticani. Piedi che hanno attraversato quasi tutto il secolo scorso e che, incerti e stanchi, si muovono a fatica fino ai nostri giorni. La parabola esistenziale di quest’uomo, chiamato sulla cattedra di Pietro e che ha espletato drammaticamente il suo mandato di vescovo di Roma conclusosi in maniera tragica con la rinuncia, lo vede ancora con i sandali ai piedi: metafora, per me, di rilevanza biblica ed ecclesiale.

Nel deserto spirituale del nostro tempo, come costantemente denunciato dal magistero di Benedetto XVI, siamo tutti chiamati come popolo di Dio ad un nuovo esodo: “I piedi, calzati e pronti a propagare il vangelo della pace” (Ef 6, 15) con la certezza che i sandali non si sono logorati ai nostri piedi. Gli Atti degli Apostoli raccontano che l’apostolo Pietro, liberato dal carcere, come in una nuova esperienza di Esodo, deve mettersi i sandali per riprendere il cammino (At 12, 8). Con Pietro e sotto Pietro, papa Francesco oggi, riprendiamo il cammino di Chiesa con la rinnovata consapevolezza che “... sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza, che dice a Sion: «Regna il tuo Dio»” (Is 52, 7).

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