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Il Credo o Simbolo Origine e sviluppi

Pietro, quel Simone il pescatore che ha lasciato le reti con il fratello suo Andrea per seguire Gesù di Nazareth, attesta di Lui: “messo a morte nella carne, ma reso vivo nello spirito” 1 Pt. 3, 18 Nel corso dei secoli da questo nucleo immutabile che attesta Gesù Figlio di Dio Salvatore e Signore, si è sviluppata, nelle sue articolazioni, la sintesi delle Verità fondamentali, che ogni credente è chiamato a riconoscere e confessare. Artefici di questo ulteriore arricchimento teologico e dottrinale furono i Padri dei primi secoli che radunati nei concili, per venire incontro alle diverse esigenze storiche che richiedevano di presentare più compiutamente le verità di fede e difenderle dalle varie eresie che si diffondevano, hanno formulato il Simbolo che occupa fino ai nostri giorni un posto centrale non solo nella Liturgia ma in tutta la vita della Chiesa in una duplice forma: il Simbolo apostolico risalente al II-III secolo e il Simbolo Niceno-Costantinopolitano codificato dopo i Concili di Nicea (anno 325) e di Costantinopoli (anno 381). Il Simbolo degli Apostoli, quello più breve, era tipico di Roma e si conserva tuttora nella liturgia per il battesimo dove spesso è usato nella forma interrogativa: ―Credete in Dio Padre onnipotente? Credete in Gesù Cristo suo unico Figlio? Credete nello Spirito Santo? Lo si recita nella veglia pasquale e nel tempo Pasquale proprio per la natura battesimale del periodo. I termini che noi cristiani utilizziamo per designare queste sintetiche esposizioni della nostra fede sono: Professione della fede, Credo, Simbolo. Il termine Credo viene usato perché questa è la prima parola con la quale hanno inizio tutte le professioni di fede. Meno diffuso e conosciuto è invece l'uso del termine Simbolo che deriva dal greco σύμβολον, sýmbolon, con il significato di segno di riconoscimento. Anticamente fra coloro che stipulavano un contratto o un accordo si usava scambiare un "simbolo", spesso una moneta o un sigillo spezzati, conservandone un pezzo ciascuno. I due pezzi dell'oggetto, gli unici che potessero combaciare perfettamente, avrebbero fornito la garanzia di riconoscersi in futuro. Ognuno di questi due pezzi veniva detto simbolo. Il simbolo è dunque una tessera di riconoscimento, mette insieme, raccoglie, lega, ed è proprio questo il senso assunto dal Simbolo cristiano: una sintesi mirabile della Sacra Scrittura, un insieme di formule dottrinali brevi, facili da memorizzare che esprimono la ricchezza dell’unica fede e nelle quali tutti i cristiani (cattolici, ortodossi, protestanti si riconoscono).


Nel credo, che ha uno schema trinitario, noi proclamiamo l’Unità e Trinità di Dio; affermiamo di credere nel Padre onnipotente e creatore di tutte le realtà; confessiamo l’Incarnazione di Colui che è il Figlio, eterno come il Padre, vero Dio che si è fatto vero uomo in Gesù, nato da donna, la Vergine Maria di Nazareth, adombrata dallo Spirito Santo, forza ed energia vivificante, che è Dio come il Padre e il Figlio; alla luce delle Sante Scritture riconosciamo la potenza salvifica e redentrice della morte in croce di Gesù che avvenne in un determinato tempo storico, quando cioè era procuratore romano Ponzio Pilato; confessiamo che è stato sepolto ma il suo corpo non ha conosciuto la corruzione e la decomposizione perché il terzo giorno è risuscitato dai morti ed è disceso nel loro regno per liberarli; dopo aver operato la nostra salvezza e la remissione del nostro peccato è risalito alla Destra del Padre e tornerà alla fine dei tempi per giudicare i vivi e i morti; professiamo la santità della chiesa diffusa nel mondo e la Comunione dei Santi cioè di tutti i cristiani, sia di coloro che ancora percorrono il loro cammino terreno che di quelli che hanno raggiunto la meta finale e sono in Dio; crediamo nella risurrezione dei nostri corpi mortali e nella vita che non avrà fine. La catechesi era per gli antichi cristiani Traditio Symboli, cioè trasmissione del Credo ed è da questa intelaiatura centrale che tutti, famiglie, vescovi, sacerdoti, diaconi e catechisti dobbiamo ripartire per far gustare alle generazioni future la bellezza della fede della Chiesa che ci gloriamo di professare.

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