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Ognuno ha la propria storia



Avevo appena finito di celebrare al Carmine, per la festa della Madonna, ed ero rientrato in chiesa per sostare un attimo in preghiera. Un ragazzino s’avvicina a me e mi dice, tutto d’un fiato, “da grande voglio fare il prete”! Un flash! Mi sono rivisto fanciullo con la mia scelta di andare in Seminario a S. Lucia del Mela con gioia ed entusiasmo perché volevo diventare prete, benché mio padre avesse per me altri progetti. Talora gli adolescenti liceali con le loro domande spiazzanti mi chiedevano: “... ma lei quando ha deciso di diventare prete?” Sarebbe stato semplice rispondere “fin da bambino”, ed in parte sarebbe stata la risposta giusta, ma in realtà tra l’idea primigenia, l’intuizione, la chiamata/vocazione e la risposta/scelta esistenziale è trascorso un tempo “infinito” passando attraverso esperienze formative, incontri, insuccessi, entusiasmi ed abbattimenti che mi hanno portato a Messina, a Verona, a Roma. È proprio a Roma, quando ormai concluso il ciclo di studi teologici con il baccalaureato mi stavo specializzando in Teologia morale all’Alfonsiana di via Merulana, fui invitato ad una conferenza dell’Abbé Pierre, un uomo prete straordinario, già parlamentare dell’Assemblea francese, che aveva fatto la scelta dei piú poveri. Ci andai. La conferenza testimonianza di vita era in francese, a mala pena riuscivo a cogliere il filo del discorso, ma una parola, un verbo rimase scolpito martellante dentro di me: “partager”! La vita è condivisione! Ecco la risposta, così lungamente cercata nel tempo, alla domanda: perché proprio io, così come sono, prete? Un pane spezzato, un’esistenza condivisa, nel nome di colui che “mi ha amato ed ha dato sé stesso per me”! (Gal. 2, 20)

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