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Abbiamo deciso lo Spirito Santo e noi Un Sinodo per crescere insieme.

Nel 2015 nel Convegno di Firenze, e ancora successivamente fino a qualche giorno fa, papa Francesco ha invitato la Chiesa italiana ad avviare un percorso sinodale nazionale che le ridoni il dinamismo e la freschezza delle sue origini, in cui protagonisti non siano solo i vescovi come si è sempre fatto ma le varie comunità parrocchiali. Malgrado i tanti ostacoli siamo ora giunti ad una svolta e il papa ancora una volta è riuscito nei suoi progetti: quest’assemblea si farà e coinvolgerà tutto il Popolo di Dio, il collegio episcopale e il vescovo di Roma, ciascuno secondo la propria funzione. Sarà un processo lungo che durerà due anni. Un sinodo non piace mai a tutti perché implica il saper ascoltare tutte le voci anche quelle più critiche, per poter alla fine offrire una sintesi non edulcorata che rispecchi la veridicità delle varie consultazioni. La chiesa, Popolo di Dio che vive nel mondo, attraverso un sano e schietto confronto deve impegnarsi a dare risposte agli uomini e alle donne di questo nostro tempo così complesso, gravato da grandi problemi: la violenza, la mancanza di lavoro, il cambiamento delle relazioni umane a causa del preponderante ruolo concesso alla tecnologia, l’immigrazione, l’inquinamento e il cambiamento climatico, l’intolleranza, l’indifferenza, l’egoismo, il crollo della famiglia tradizionale basata sul matrimonio, la scissione tra affettività e sessualità, l’omosessualità, la teoria del gender, l’aborto e la denatalità nella nostra società occidentale e l’enorme crescita demografica nei Paesi poveri, la pornografia, la pedofilia, il consumismo sfrenato, la corruzione diffusa, la scarsa formazione politica dei cattolici, l’analfabetismo religioso, il crollo della fede e dei valori cristiani che hanno guidato e sorretto il pensiero e il comportamento della società di qualche decennio fa. L’emergenza pandemica ha solo aggravato e velocizzato quanto era già in atto. La nostra comunità parrocchiale, sollecitata da padre Santino, con lo stile del “fare insieme”, si è più volte interrogata sul come poter avviare processi di coscientizzazione e responsabilizzazione nei vari membri che la compongono in modo che ognuno si senta protagonista del proprio cambiamento e di quello collettivo. Purtroppo non ci sono ricette già pronte e forse i risultati ottenuti non sono stati quelli sperati. Tutto è in fase di evoluzione e anche gli esiti futuri sono incerti ma la speranza non può abbandonare coloro che invocano il nome del Signore e non nei propri mezzi ma nell’azione dello Spirito ripongono la propria fiducia. Anche la nostra Diocesi ha già sollecitato ed organizzato iniziative di incontro, momenti di confronto tra presbiteri e operatori pastorali delle varie parrocchie che purtroppo non sono stati valorizzati opportunamente ma che sono certa che prossimamente saranno ancor più intensivi e significativi. L’emergenza pandemica purtroppo non ha reso fattibile quella significativa iniziativa di conoscenza reciproca e di confronto che avrebbe potuto essere la visita pastorale che il nostro arcivescovo Giovanni aveva programmato. Adesso però questo Sinodo ci pungola e ci stimola e il papa attende fiducioso l’esito di queste consultazioni che arriveranno dal basso, dalle parrocchie. Non è facile capire quali strategie potremo attuare per cercare soluzioni e soprattutto per diffondere la Buona notizia con credibilità.

Spesso anche noi operatori pastorali ci sentiamo stanchi e demotivati, senza quella passione che ardeva nel cuore dei primi discepoli che stavano cuore a cuore col Maestro. Occorre ritrovare amore, entusiasmo, avere a cuore la soluzione dei problemi partendo dal confronto amichevole, costruttivo tra vescovi, sacerdoti, diaconi, operatori pastorali delle varie comunità del territorio.


di Pina Torre



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