Al servizio della Parola e della Eucaristia I ministeri laicali: un dono
- taborsettepuntozer
- 12 ore fa
- Tempo di lettura: 3 min
Il prossimo 21 maggio, nella nostra comunità parrocchiale di “S. Maria Assunta”, io e Simone riceveremo il ministero del lettorato, mentre Andrea sarà istituito accolito. È difficile descrivere con precisione tutto quello che stiamo vivendo in questo tempo di attesa, ma se c’è una parola che lo riassume è: gratitudine. È sempre bello tornare a casa, figuriamoci tornarci per celebrare un ministero insieme a quelle persone che ti hanno visto crescere, che ti sono amiche, che senti parte della tua stessa vita.
Non è un traguardo, non è un premio, e nemmeno un riconoscimento. È una chiamata. E come tutte le chiamate vere, ti supera, ti mette in discussione, ma allo stesso tempo ti fa sentire amato. I ministeri istituiti sono un dono prezioso. Non sono semplici funzioni liturgiche, ma segni di una Chiesa che si affida, che coinvolge, che chiama i laici a essere protagonisti del Vangelo nella vita concreta. In un mondo che spesso delega, questi ministeri ci ricordano che ogni battezzato ha una missione. Che la fede non è da vivere in disparte, ma da mettere in gioco, lì dove si è. Sono strumenti di comunione e di evangelizzazione, che aiutano a tenere insieme liturgia e vita, parola e servizio, fede e realtà.
Sì, perché oggi c’è bisogno di laici che si prendano sul serio. I ministeri istituiti sono proprio questo: non un “ruolo in più”, ma una forma visibile di quella corresponsabilità battesimale che ci unisce tutti nella missione di annunciare Cristo.
Ricevere il ministero del lettorato significa diventare voce della Parola di Dio nella liturgia. Ma prima ancora, significa lasciarci plasmare da quella stessa Parola. Un lettore non è semplicemente uno che legge bene. È uno che ha imparato ad ascoltare. Uno che permette alla Parola di entrare nella propria vita, di metterla a nudo, di illuminarla, anche quando fa male. La Parola non è un testo da spiegare, ma una Presenza da accogliere. Proclamare la Parola significa dire a tutti: «Questa storia è viva e può cambiare anche la tua vita, come sta cambiando la mia». Ma per poterlo dire con verità, quella Parola deve prima lavorare dentro di noi. E questo richiede tempo, pazienza, silenzio, preghiera. Non può essere solo suono, poiché è carne; non può essere informazione, perché si tratta di un incontro.
Il ministero di accolito, che Andrea riceverà, ha a che fare con il Corpo di Cristo, presente nel pane, ma anche nel corpo della Chiesa, che è la comunità. Servire alla Mensa significa entrare in intimità con il Mistero, ma anche imparare a riconoscerlo nel fratello che hai accanto, specie quando è fragile, stanco o invisibile. Anche qui non si tratta di “fare qualcosa”, ma di entrare in un legame più profondo con il Mistero. È servire, non esibirsi.
Oggi più che mai, la Chiesa ha bisogno di persone semplici, credibili, che mettano il Vangelo nella carne della vita quotidiana. Ecco perché Papa Francesco ha voluto affidare questi ministeri in modo stabile anche ai laici e alle laiche: perché il Popolo di Dio non è uno spettatore, ma protagonista.
Il 21 maggio non sarà solo una data sul calendario. Sarà un inizio. Un momento in cui dire il nostro “eccomi”, davanti a Dio e alla Chiesa. Non perfetto, ma vero. Non rumoroso, ma profondo. Un sì che nasce dall’ascolto e si traduce nel servizio. E se oggi la Chiesa ci affida un compito, è perché ci ha prima guardati con misericordia. Ci ha raggiunti nelle nostre giornate normali, nei nostri dubbi, nelle nostre preghiere. E ci ha detto: «Mi fido di te. Lascia che la tua vita parli di Me».
di Louis Manuguerra

Comments