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Amore e speranza

Ci sarà un motivo per il quale le stagioni sono quattro. Tutte necessarie, tutte belle, tutte importanti, tutte significative. Ci sarà un motivo per il quale giorno e notte si alternano senza mai stancarsi. Straordinario il giorno, straordinaria la notte. Speranza dinamica l’alba. Quiete di pace il tramonto. Ci vuole l’una e ci vuole l’altra.

Anche se nella vita c’è chi preferisce la luce dell’alba e non quella del tramonto, il verde della primavera e non il giallo dell’autunno, il mare dell’estate e non la neve d’inverno. C’è chi preferisce il sorriso del bambino e non il lamento dell’anziano, la forza del giovane e non la debolezza del vecchio. La vita è ricca di colori, di sfumature, di sensazioni. Colori, sfumature, sensazioni contribuiscono a renderla significativa. Fino al punto di far dire: «Valeva la pena di nascere», «Vale la pena di vivere e di volgere lo sguardo verso il cielo». Dal cielo vengono belle notizie. È avvenuto ieri più volte. Con l’evento mistero della creazione e dell’incarnazione del Figlio di Dio, miracolo dei miracoli secondo Tommaso d’Aquino. Avviene ogni anno. Avviene anche oggi. Perché Dio è e rimane fedele al suo amore indicibile verso l’uomo. Perché l’uomo, nonostante le sue conquiste di pensiero e di azione, è e rimane bisognoso di vita, di verità, di carità e di libertà. L’uomo non è i soldi che ha. Se fosse così, molti non sarebbero uomini. L’uomo non è ciò che produce. Se fosse così, i poveri e i senza voce non sarebbero uomini. L’uomo non è la salute che ha. Se fosse così, i malati non sarebbero uomini. E il corona virus sarebbe il loro nemico senza pietà.

Che anche quest’anno viene celebrato il mistero evento del Natale di Gesù è una bella notizia. Una straordinaria notizia. Dio non ce l’ha con l’uomo. Non si è stancato di lui. Gli vuole ancora bene. Conta su di lui. E gli rinnova la promessa dell’avvento di cieli nuovi e mondi nuovi.

Natale è amore. Speranza. Cammino che non finisce. Pietro Aliquò


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