
Annunciare con arte
- taborsettepuntozer
- 22 feb
- Tempo di lettura: 3 min
Domenica 26 gennaio 2025 si è svolto a Messina il 38 convegno festa diocesano dei catechisti con il tema “Spero nella tua Parola”. Nel contesto del convegno abbiamo vissuto l’immersione in uno fantastico ambiente di apprendimento: il Museo regionale “Accascina” per una “Caccia al tesoro”, un percorso storico-artistico tra le meravigliose e preziose opere d’arte che questo prestigioso luogo di cultura custodisce e che ci ha permesso di apprezzare esibizioni e mostre curate dai docenti e dagli studenti dell’Università, del Conservatorio e di vari Istituti scolastici. Ancora una volta l’ammirare estasiata quelle sculture, quei dipinti mi ha tolto il fiato. La via della bellezza inevitabilmente ti conduce nelle profondità del tuo essere e poi quasi sospingendoti ti porta verso l’alto, verso Dio. Che meraviglia, che esperienza quasi indicibile è il trovarsi davanti ad un’opera d’arte, in particolar modo a tema sacro, che comunica con i suoi colori, le sue forme, il suo stile, le sue armonie e ti fa risuonare dentro il cuore la Parola, ti catechizza. L’esperienza vissuta mi ha ancor più convinta dell’urgenza in questa nostra società delle immagini nella quale tutti noi, non solo le giovani generazioni siamo immersi, di tornare a fare catechesi attraverso le opere d’arte. Abbiamo un patrimonio artistico immenso che spesso non è conosciuto e valorizzato né nelle parrocchie, né a scuola. I nostri giovani hanno il diritto di essere educati al bello e forse come nel passato l’alfabetizzazione cristiana, il primo annuncio, la prima evangelizzazione potrebbero ripartire da qui, perché l’immagine è immediata, è evocativa, va dritta al cuore, suscita emozioni.
Nel 1999 Giovanni Paolo II scrivendo agli artisti li definiva geniali costruttori di bellezza, e la bellezza è in un certo senso l’espressione visibile del bene. Nella creazione artistica l’uomo si rivela più che mai “immagine di Dio” Creatore. Il papa ricordava che la Sacra Scrittura è diventata una sorta di “immenso vocabolario” (Paul Claudel) e di “atlante iconografico” (Marc Chagall) a cui hanno attinto la cultura e l’arte cristiana. La Bibbia, come ormai si è soliti dire, è «il grande codice» della cultura universale: gli artisti si sono ispirati ad episodi e personaggi della storia della salvezza e innumerevoli volte la parola biblica si è fatta immagine, musica, poesia, evocando con il linguaggio dell’arte un barlume del mistero del Verbo fatto carne. Certo la conoscenza della fede suppone un incontro personale con Dio in Gesù Cristo ma questa conoscenza può trarre giovamento dall’intuizione artistica. Ogni forma autentica d’arte è a suo modo una via d’accesso alla realtà più profonda dell’uomo e del mondo. In duemila anni di cristianesimo ne hanno beneficiato i credenti nella loro esperienza di vita, di preghiera, di catechesi. Un’intera cultura si è impregnata di Vangelo grazie ai tanti artisti che hanno riversato nelle opere il loro genio intriso spesso di grande profondità spirituale. Anche gli artisti del terzo millennio sono esortati a trasmettere alle giovani generazioni quella bellezza che desta stupore, cifra del mistero e richiamo al trascendente, invito a gustare la vita e sognare il futuro. L’arte ci apre ai tesori della Bibbia ma anche la Scrittura Sacra ci aiuta ad interpretare e svelare i contenuti delle opere d’arte, in un reciproco rimandarsi. Conoscere la Bibbia è dunque necessario non solo al credente ma a tutti per riscoprire i significati autentici del nostro fecondo e variegato patrimonio artistico culturale e per ritrovare la nostra stessa identità storica, civile, umana e spirituale. La catechesi nel passato si è avvalsa dell’arte e delle immagini come narrazione ed esegesi, recuperare questo approccio può servirci ad educare il senso del bello, del buono, del vero, rendendoci capaci di guardare con speranza a ciò che di più umano esiste nel mondo per aiutarci a reagire alle brutture e negatività.
di Pina Torre
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