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Bisogno di profeti e di profezia per questo tempo

I profeti non sono solo persone vissute molti secoli fa, rese immortali dalla Bibbia e mandate in pensione dopo l'avvento di Gesù, i profeti sono coloro che in ogni tempo ascoltano la Parola, le fanno spazio, la fanno propria e la seminano nel cuore di quanti sono in cerca della Verità. Oggi come ieri, i profeti non hanno mai avuto vita facile, sempre perseguitati, hanno sempre pagato di persona, spesso con la loro stessa vita, la fedeltà alla Parola e alla Verità. La Chiesa stessa non è stata immune da questa terribile iattura: quanti teologi, preti, vescovi, pensatori laici, hanno subito incomprensioni, preclusioni, esclusioni, condanne, a motivo non di reati o di chissà quali peccati, ma delle loro legittime convinzioni teologiche, bibliche o etiche? Quante ingiustizie si possono riscontrare nella storia della Chiesa! Papa Benedetto XVI, ad esempio, poco dopo la sua elezione a Pontefice, ha convocato a Castel Gandolfo il teologo svizzero Hans Kung suo amico, noto per le sue posizioni critiche e antitradizionali nei confronti della dottrina della Chiesa, per tentare una mediazione, ma quanti altri, che pur ne avrebbero avuto diritto, sono stati lasciati fuori dalla porta? Non per una assoluzione o una promozione, ma per quel tanto di dignità e di rispetto loro dovuto e sempre negato. La Chiesa è la casa di tutti, anche dei diversamente pensanti e persino dei dissenzienti come accade in ogni società civile ove coesistono orientamenti contrapposti, addirittura ostili tra loro, senza che per questo vada tutto in rovina. La Fede, che è comunione con Dio, è la stessa per tutti i credenti, mentre il modo di intenderla (teologia) non può che essere molteplice, a seconda dei luoghi, dei tempi, delle culture di coloro che la accolgono; ancor più diversificati sono i modi di esternarla, cioè di celebrarla (religione). Non si tratta di avallare un sincretismo religioso, ma di rispettare il cammino di tutti e, soprattutto, i doni che ognuno ha ricevuto dallo Spirito. Il pluralismo, di qualsiasi forma, non è una iattura, bensì una ricchezza, perché permette di condividere con tutti i carismi ricevuti. Quante energie sono andate perdute perché i fedelissimi "guardiani dell'ortodossia cattolica" hanno impedito ad altri di esprimersi. San Giovanni XXIII, il Papa buono, uomo saggio oltre che santo, amava ripetere che la Chiesa è un giardino tanto più bello quanto più ricco di varietà e molteplicità di fiori e piante, anche di quelle che vengono considerate "tossiche". Persino “spine e triboli” (Gen 3,18), che sembrano infruttuosi e ingombrano il terreno, hanno la funzione di 'pungere' per tenere deste le menti delle persone intelligenti. Ovviamente accogliere il pluralismo non significa che tutte le teorie e tutte le dottrine sono uguali o, peggio, tutte giuste e vere, ma che tutte hanno uguale diritto di libera circolazione nella comunità, proprio secondo quanto afferma il Concilio Vaticano II, che per la prima volta nella storia della Chiesa ha riconosciuto ai cristiani la libertà di coscienza. Non si tratta certo di avallare un sincretismo religioso, ma di rispettare i carismi che ognuno ha ricevuto dallo Spirito di Dio. Gesù stesso, la sua predicazione sempre propositiva e mai impositiva, il suo stile parenetico e non dogmatico, i temi a lui cari quali l'amore gratuito (l'agape), la prossimità agli ultimi, l'accoglienza, il perdono senza limiti, è stato di esempio : “Nessuno mai può mettere in dubbio che Gesù abbia negato il suo amore, o peggio, abbia messo al bando chicchessia o abbia suggerito ai suoi di fare altrettanto con chi non era in sintonia con il suo e il loro insegnamento” (cit.) anzi, il Vangelo ci dice proprio che Gesù ha fatto il contrario (cfr. Lc 9,50). Anche la tanto invocata, e non ancora realizzata, unione tra le Chiese Cristiane potrebbe realizzarsi più facilmente poiché le divisioni non provengono certamente dal Vangelo, ma dall'irrigidimento e dalla chiusura di ognuna di esse. Sarebbe veramente straordinario se la tanta agognata unione potesse coincidere con la definitiva chiusura del supremo tribunale del Sant'Uffizio, oggi Congregazione per la dottrina della fede, perché nettamente in contrasto con il messaggio di vita del Vangelo, imperniato sulla carità e sul perdono prima ancora che sulla giustizia, tanto meno quella punitiva, propria dei regimi totalitari.


di Santino Coppolino



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