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Cari amici vi scrivo...

Su suggerimento del parroco affido a queste righe i miei pensieri, le emozioni ed i suggerimenti per riprendere la vita comune da credenti.


“Cari amati dal Signore,

scrivo a voi che frequentate la nostra assemblea domenicale (pochi a dir la verità) ed a tutti voi (tanti) che siete assenti da questa convocazione, ma che mi siete ugualmente e fortemente fratelli e sorelle nella fede cristiano cattolica. Siete bimbi, fanciulli, giovani che frequentate le scuole della nostra città, alcuni di voi anche i nostri incontri di catechesi e l’oratorio; siete adulti che vi spendete nelle varie attività lavorative ed anche anziani che spesso sperimentate il dolore degli acciacchi e della solitudine. Abitate nelle vie e nei quartieri del nostro territorio. Se alzo lo sguardo da questa pagina che via via si riempie di parole mi sembra di scorgervi nelle vostre case, con i vostri cuori ricolmi come il mio di sogni, desideri, difficoltà, paure e problemi che insieme ai momenti di gioia connotano ogni esistenza. Tra voi ci sono degli ammalati, dei disoccupati in ansiosa ricerca di lavoro ed anche persone lacerate da penosi conflitti familiari o che hanno subito dei lutti ed hanno il cuore spezzato. A tutti voi con la presente desidero indirizzare un messaggio di incoraggiamento e di speranza.

È innegabile che da marzo in poi la nostra vita è totalmente cambiata e che da allora abbiamo dovuto rinunciare alle libertà a cui eravamo abituati. Fare una festa, abbracciarsi, baciarsi, stringersi le mani, andare al cinema, al teatro, in discoteca, in palestra, in chiesa, in ospedale, al ristorante, era vivere la nostra vita quotidiana. Non immaginavamo che potesse di colpo cambiare tutto. Pensavamo che i progressi continui della scienza e della tecnologia anche in campo medico ci avrebbero assicurato un futuro migliore. Eravamo tutti protesi verso la ricerca del benessere psico-fisico ed economico. Volevamo diventare più sani e più ricchi e ci siamo ritrovati deboli, poveri, deprivati soprattutto nelle relazioni e negli affetti. Un minuscolo essere vivente targato Covid 19, approdato non si sa da dove, ha sbaragliato tutte le nostre pretese e convinzioni. Ed ancora una volta facciamo spazio alle domande sopite dentro di noi: “Dove sei Signore? Perché Signore? Rispondici! Vieni a salvarci!”.

La Bibbia, che contiene la rivelazione di Dio, per chi ha voglia di ascoltare il suo messaggio, parla di un Dio che è Padre compassionevole, che non può volere il male per i suoi figli. In Gesù Cristo questo nostro Dio, che ha una logica tutta sua, le cui vie e i cui pensieri sono imperscrutabili, che ha un sogno di bene e di vita per tutta l’Umanità ha preso la nostra stessa carne con il suo carico di sofferenza. Gesù di Nazareth il Maestro non ci ha spiegato il male. Esso rimane tuttora un mistero. Gesù Cristo se ne è fatto solo carico. Fin quando saremo in viaggio su questa terra male e bene, seme buono e zizzania cresceranno insieme, non solo intorno a noi ma anche dentro di noi. Spetta a noi attraverso il nostro impegno etico individuale e sociale, far progredire quei semi buoni che pur sono evidenti malgrado le storture e i mali presenti nella società, nelle istituzioni ed anche nella chiesa di Cristo. Non perdiamo la speranza e la fiducia!

Il Signore è per noi rifugio e forza, aiuto costante nell’angoscia e nel pericolo. Anche questo male che ci affligge ed impaurisce sarà vinto con l’aiuto di Dio e l’impegno di tutti noi.

Non permettiamo alla paura di disumanizzarci isolandoci nei nostri egoismi. Non alziamo ulteriori steccati guardando agli altri come potenziali untori e diffusori di malattia. Nella nostra comunità parrocchiale, pur tra tante difficoltà abbiamo ripreso ad incontrarci nei gruppi di catechesi e pur mantenendo le distanze fisiche stiamo cercando di rassicurare i genitori e i nostri fanciulli cercando di rieducarli a diminuire le distanze di cuore che purtroppo si sono create con il lungo periodo di isolamento e di improvvisa rinuncia alle relazioni. Rivediamo negli altri un fratello ed una sorella, riprendiamo con le dovute cautele la partecipazione alla vita della comunità. La presenza al banchetto della messa domenicale è un momento molto importante che fa percepire il senso comunitario della fede. Gli ampi spazi del culto sono costantemente igienizzati e permettono il distanziamento fisico, ma in questo tempo così particolare anche la casa, proprio come accadeva nelle comunità dei primi tempi del cristianesimo può e deve tornare ad essere luogo in cui la fede viene trasmessa ed alimentata. Senza timidezza riprendiamo dunque la sana abitudine della semplice preghiera intorno alla mensa, la lettura di un brano del vangelo in famiglia, la creazione di un piccolo spazio sacro all’interno della propria abitazione in cui soffermarsi per un momento di ringraziamento e di lode al Signore. Facciamo sentire la nostra presenza amorevole con una semplice telefonata o perché no, con una lettera, ad una persona sola o ammalata, promuoviamo gesti di carità che fanno bene al cuore di chi riceve ma soprattutto di chi dona. Sono questi i valori cristiani che animavano le generazioni del passato e che hanno permesso loro di affrontare ed attraversare periodi bui a causa di guerre, malattie e carestie. Non rinunciamo a questa eredità.

Vi giunga il mio affettuoso saluto.

A presto!

di Pina Torre, catechista

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