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Caro Gesù Bambino

Eccomi, ora che di anni ne ho parecchi, come ho fatto con semplicità da bambino, qualche volta, per esprimerti un mio desiderio. Si prospetta uno strano tuo Natale quest’anno.

Ci mancheranno gli abbracci e i baci augurali anche tra familiari e tra amici, personalmente non mi mancheranno le luminarie e la corsa ai regali, si paventa il rischio che i riti in chiesa siano un po’ disertati, questo per la verità accade da tempo, o forse potrebbe non essere possibile celebrarli se il contagio del virus aumentasse. Addio a “presepi viventi”, recite scolastiche di bambini e concerti natalizi, niente viaggi e vacanze sulla neve, cenoni e serate in discoteca, e sicuramente anche i consumi crolleranno a causa di un impoverimento generalizzato più che per le chiusure disposte da dcpm.

Certo tutto questo è un po’ triste e, tuttavia, potrebbe essere salutare per fare spazio nelle nostre vite, percepite sempre più vulnerabili, all’essenziale di una umanità non ripiegata su se stessa o indifferente all’altro, ma consapevole che siamo tutti sulla stessa barca e quindi dobbiamo aprirci alla solidarietà ed alla condivisione.

Gli occhi trasparenti dei fanciulli, dei ragazzi e dei giovani sono quasi spenti ed appesantiti tanto quanto quelli dei loro genitori e dei nonni, impossibilitati a vedere uno spiraglio di luce in questo buio che si prolunga ed impediti a immaginare un futuro possibile per attuare i propri sogni. I cuori sono affaticati ed oppressi dalla quotidianità surreale della limitazione degli spazi di vita, dalla perdita del lavoro, per le scarse risorse con cui provvedere ai bisogni personali e familiari, insomma per una vita negata in una solitudine crescente.

Sulla soglia del tempio, come il vecchio Simeone, sono fiducioso che tu ti manifesterai ancora a noi, a coloro che sperano nella salvezza, che ti cerchiamo. Desidero riconoscerti presente tra noi, accoglierti tra le mie braccia, coccolarti con piccole carezze e nenie, perché tu sai scaldare i cuori ed illuminare gli occhi, sai infondere speranza. Il tuo sorriso ci consoli, ed i tuoi vagiti e lacrime ci muovano a compassione laddove povero, fragile ed indifeso ti manifesterai a noi.

Vieni Signore, vieni!

Non tardare!


don Santino Colosi

 
 
 

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Creato da Filippo Maniscalco

Gestito Antonino Cicero

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