Charles de Foucauld “Mio Dio, se esistete fate che vi conosca”
Ci sono persone che profumano di Cristo: uomini che hanno il Vangelo cucito addosso, quasi come fosse il polmone senza il quale non riuscirebbero a respirare...che lo vivono pienamente. Gente che, mettendosi in cammino nel deserto, trova quel Pozzo che ristora, che ridona la vita. Questa è la storia di un semplice uomo, uno di quelli che sperimenta realmente la presenza di Gesù nell’altro e lo chiama fratello. Charles de Foucauld, o semplicemente, “Fratel Carlo”. Un uomo di grande umanità, un cercatore di Dio, rivestito di un’umile tunica con un semplice disegno all’altezza del petto: un cuore, una croce, e semplici parole… “Jesus Charitas”.
Charles nasce in una famiglia benestante, ma conosce ben presto la solitudine e il dolore, quando, a sei anni, perde entrambi i genitori. Viene affidato al nonno che lo crescerà e lo inizierà alla carriera militare. Ed è qui che qualcosa cambia: vede che quella divisa non fa per lui, sente di essere chiamato ad altro, così, inizia ad esplorare svariati luoghi e paesi e si mette alla ricerca di quel qualcosa (o Qualcuno) che possa dare un senso alla sua vita.
“Mio Dio, se esistete fate che vi conosca”, così pregherà fratel Carlo… e la sua preghiera sarà presto esaudita. Ritroverà Gesù, quel Dio da cui, per una ragione o per un’altra, aveva preso le distanze. Dio si lascia riconoscere e Carlo sente che l’unica cosa che avrebbe dovuto fare sarebbe stata quella di vivere per Lui. Entra nei trappisti di Francia, ma quella realtà è troppo stretta per lui, così, dopo qualche anno, dispensato dai voti, decide di rimanere per un po’di tempo in Terra Santa. Lì, in quei luoghi della vita di Gesù, Carlo trova la sua vocazione: imitare Cristo “in una vita nascosta e silenziosa”. Viene ordinato prete, e, di li a poco, si trasferisce in Africa, per vivere in un’oasi tra le dune del deserto del Sahara. È lì che conosce realmente Cristo e ne fa esperienza: vivendo tra il popolo dei Tuareg, beduini, mussulmani che erano considerati schiavi. I più poveri tra i poveri. In quella gente povera, con un altro credo, sofferente, abbandonata a se stessa, Charles riconosce Cristo e decide di servirlo. Quella sarà la sua vocazione. Ospita chiunque passi di lì: cristiani, ebrei, mussulmani. Sta con loro, prega, li ascolta, li difende…
Charles diventa per tutti il “fratello universale”, come Papa Francesco lo descrive nella sua enciclica “Fratelli tutti”. Un fratello che non fa distinzioni, che guarda semplicemente all’uomo che ha dinnanzi come fosse Cristo stesso; un uomo che ama l’umanità intera, perché in fondo ha capito veramente che Dio è amore, che Gesù è carità. Fratel Carlo muore nel 1916, il primo dicembre, quando un gruppo di malviventi si reca a casa sua con l’intento di rubare un tesoro di cui hanno sentito parlare in giro. Cercano, rovistano e mettono tutto sottosopra. Non trovano nulla. Carlo è lì, in ginocchio, e prega, con una pistola puntata addosso da uno dei malviventi. Sentono che qualcuno sta arrivando, così, mentre cercano di scappare, parte un colpo dalla pistola. Il corpo di Carlo cade a terra senza vita, proprio lì, accanto al Tesoro, vicino all’umile ostensorio che gli era stato scaraventato addosso con violenza. Quello era il Tesoro che fratel Carlo custodiva… Gesù. Papa Francesco ha annunciato che Charles sarà presto santo per la Chiesa, ma non come martire, bensì come uomo che ha amato i propri fratelli; si, perché la santità sta proprio nell’amore smisurato verso l’altro.
di Louis Manuguerra
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