top of page

Chiamati tutti ad una vita di donazione

Domenica 25 aprile, la Chiesa celebra la “domenica del Buon Pastore”: colui che guida il gregge e da la vita per le sue pecore. Il “bel pastore”… Cristo che “porta sulle sue spalle” tutta la Chiesa.

Sul suo esempio, oggi, ci sono tanti uomini che si spendono e che cercano di fare proprio come quel pastore che tiene al suo gregge: vescovi, sacerdoti… essi, pur sommersi a volte da mille difficoltà, cercano in tutti i modi di guidare al meglio il Suo gregge: la Chiesa. Semplici uomini, si, chiamati da Dio ad essere “pastori d’anime”. È proprio per questo che nella IV domenica di Pasqua, chiamata “del buon Pastore”, ricorre anche la Giornata mondiale per le vocazioni.

Spesso sentiamo parlare di “Vocazioni”, e, ancor più spesso, sentiamo dire che mancano, che non ce ne sono… ma fortunatamente non è così. Eh già, il Signore oggi chiama proprio come chiamava 50, 100, 1000 anni fa. Il “problema” sta proprio in noi che, spesso, non siamo capaci di ascoltare la sua voce, o magari, vogliamo semplicemente “non rispondere”, un po’ per paura, un po’ per rimanere “comodi”.

Eh si, oggi scegliere la vita ministeriale, agli occhi di molti, significa affrontare una vita di rinunce e di sofferenze; insomma, una vita un po’ “scomoda”. Sarei un ipocrita nell’affermare che non è così; ma la verità è che ogni volta che doniamo qualcosa al Signore, riceviamo da Lui cento volte tanto; perché ogni “rinuncia”, diventa poi, un inestimabile dono.

Essere seminaristi oggi, non significa essere dei santi, anzi… significa semplicemente essere ragazzi innamorati, con mille o più difetti, che camminano, guidati dall’unico Maestro, verso la santità… incontro alla Sposa. Tanti sono i momenti di gioia, di comunione con i “confratelli”. Non mancano di certo le incomprensioni o i momenti bui, ma anche questi servono. Il seminario non è solo un luogo di formazione: è una casa; un luogo nel quale ogni ragazzo impara ad essere uomo. Si, in seminario non si formano monsignori o cardinali… in seminario si impara ad essere prima uomini, poi presbiteri.

È questo ciò di cui ha bisogno la Chiesa: uomini… “strumenti d’Amore nelle mani del Signore”. Ecco cosa significa oggi essere giovani in discernimento in una Chiesa che cambia: significa saper sporcarsi le mani, “rinnegare se stessi, prendere la croce e seguirLo” (cfr. Lc 9, 23).

“Manda, o Signore, pastori e apostoli santi alla tua Chiesa…”.


di Louis Manuguerra

Comments


bottom of page