
Chiesa cattolica e Palestina Una voce contro l’indifferenza
- taborsettepuntozer
- 9 ore fa
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Il recente attacco di Israele contro l’Iran, la reazione della repubblica islamica e l’intervento diretto degli Stati Uniti hanno fatto passare in secondo piano sui media le notizie sulla questione israelo-palestinese, sulla quale la Chiesa cattolica ha più volte espresso forte preoccupazione.
Di fronte agli attacchi israeliani a Gaza, che hanno causato decine di migliaia di vittime civili, tra cui innumerevoli donne, anziani e bambini, la voce degli ultimi due pontefici e di varie autorità ecclesiastiche si è spesso sollevata per denunciare una tragedia umanitaria che l’Occidente sembra ignorare. Ricordiamo, ad esempio, le quotidiane telefonate di ogni sera di Papa Francesco a padre Gabriel Romanelli, parroco della Chiesa della Sacra Famiglia a Gaza: un gesto di vicinanza alle sofferenze dei cristiani palestinesi, una comunità cristiana, quella palestinese, presente da ormai duemila anni. Questi fedeli vivono le stesse difficoltà e le stesse sofferenze degli altri palestinesi di religione islamica.
Papa Francesco, in diverse occasioni, ha deplorato l’uso della forza contro civili inermi in ospedali, abitazioni e scuole adibite a rifugi per sfollati e ha chiesto insistentemente il cessate il fuoco immediato. Più volte anche il patriarca di Gerusalemme, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, ha sottolineato la drammaticità della situazione della popolazione civile di Gaza ove, ha recentemente dichiarato, “la fame è usata come arma”. Insomma, quello di Gaza è un assedio che vari commentatori hanno definito “medievale”, con i suoi abitanti ridotti alla fame e alla sete. Tragici sono stati anche i recenti episodi in cui numerosi civili gazavi, in fila per ricevere cibo e acqua sono stati mitragliati e uccisi dall’esercito israeliano, in aperta violazione delle norme del diritto internazionale.
Di fronte a tutto ciò, le autorità politiche dei potenti della terra appaiono paralizzate, incapaci di agire, bloccate da veti incrociatio condizionate da interessi particolari, mentre l’opinione pubblica, ormai assuefatta all’escalation delle violenze, rimane indifferentedi fronte ai massacri quotidiani: molti esponenti della Chiesa affermano ormai l’esistenza di una vera e propria “crisi di coscienza” dell’Occidente cristiano, incapace di reagire a questo come a tanti altri conflitti.
Lo stesso Papa Leone XIV, negli Angelus, nelle udienze e in varie altre occasioni, si è posto nel solco di Francesco e di pontefici precedenti. Più volte Leone XIV ha invocato, non solo per i palestinesi e per il Medio Oriente, ma anche per l’Ucraina e tutte le zone di conflitto nel mondo, una “pace disarmata e disarmante.”
La crisi a Gaza ha però in parte oscurato ciò che accade in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, cioè la progressiva espansione degli insediamenti israeliani in territori che l’ONU sin dal 1967 aveva riconosciuto come parte dello Stato palestinese. Ciò è visto dalla Chiesa con crescente preoccupazione: “La vita quotidiana in Palestina, nei luoghi dove sorgono le colonie, è tristemente distinta da un clima ostile, che sfocia a volte in atti di violenza da parte dei coloni. Una violenza che è cresciuta a dismisura dal 7 ottobre”, così riportava il portale Vatican News il 23 novembre 2023. Il risultato è l’esodo forzato di tante famiglie cristiane arabo-palestinesi dalle loro terre.
In conclusione, la Chiesa cattolica, con la sua costante ricerca della pace in un’area dilaniata da odi reciproci, rimane una voce profetica: è una delle poche istituzioni che tenta di rompere il silenzio assordante dell’indifferenza internazionale per una tragedia apparentemente senza soluzioni, quella israelo-palestinese, di cui tutto l’Occidente cristiano e il cosiddetto mondo civile sono corresponsabili.

di Alessandro Di Bella
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