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Chiesa “del silenzio”, chiesa “in silenzio”

“Vieni Santo Spirito, Tu che susciti lingue nuove e metti sulle labbra Parole di vita, preservaci dal diventare una Chiesa da museo, bella ma muta, con tanto passato e poco avvenire”. (Papa Francesco, Domenica 10 Ottobre 2021, all'inizio del percorso sinodale).

Quando parliamo di Chiesa del silenzio ci riferiamo a una Chiesa perseguitata da un sistema politico ostile, come quelli dell'est europeo che stavano sotto il potere dell'Unione Sovietica. La definizione si estende anche a tutte quelle comunità cristiane, in qualsiasi parte del mondo, che vivono nel nascondimento, in clandestinità, in paesi dove non è possibile dichiararsi apertamente cristiani, e dove ogni forma di culto o attività di evangelizzazione viene proibita e repressa. Questa Chiesa anche se invisibile, esiste ed è silenziosa perché costretta al silenzio, non per propria scelta. E' una Chiesa martire, ma proprio per questo viva e vivificante. Tuttavia c'è un'altra Chiesa, quella in silenzio, che è ben visibile, ma praticamente senza vita, che può parlare, e parla e straparla, anche di ciò che non le compete, tacendo invece sull'unico mandato ricevuto dal Signore Gesù, ossia quello di cercare “il Regno di Dio e la sua giustizia” (Mt 6,33). E' questa una Chiesa silenziosa non perché viene costretta al silenzio, ma perché sceglie di tacere per convenienza, perché connivente con ogni forma di potere pur di non diminuire il proprio. Ma una Chiesa che per motivi di opportunità rimane in silenzio, non ha nulla a che vedere con quel Gesù che non ha paura di alcuno perché “non guarda in faccia a nessuno” (Mc 12,14), che non fa calcoli di convenienza nell'annuncio evangelico. La Chiesa costretta al silenzio ha spesso pagato, e ancora paga, con le persecuzioni, il carcere e la morte la sua fedeltà al Vangelo, e Gesù stesso si identifica con essa (cfr. Gv 15, 20). Invece la Chiesa “in silenzio”, cioè quei pastori che non parlano perché è più conveniente tacere, per il quieto vivere, per non mettere in pericolo posizioni e carriere, non solo non offrono la propria vita per salvare le pecorelle, ma tacciono colpevolmente per non disturbare il lupo, il potente di turno. Costoro per il Signore non sono pastori, ma solo dei mercenari che svolgono la loro attività per interesse, “perché a loro non importa nulla delle pecore” (Gv 10,13). Essi sono più pericolosi delle belve feroci perché il gregge, che cerca in loro protezione dai lupi, trova invece fauci spalancate pronte ad ingoiare tutto e tutti (cfr. Ez 34; Mt 7,15). Sono coloro che vanno sbandierando a destra e a manca la loro fedeltà alla Chiesa e al Vangelo, ma poi la negano con i loro comportamenti. Di fronte all'esibizione di inutili attestati di ortodossia e alla ostentazione di simboli religiosi, il Signore dirà loro: “non vi ho mai conosciuti” (Mt 7, 23), perché “l'unica garanzia di comunione con Gesù è la profonda compassione, l'intensa umanità, la delicata tenerezza che portano a non escludere nessuno dal proprio amore” (cit.). I pastori che non solo non smascherano i potenti, i falsi profeti, ma li sostengono per non perdere prestigio, benefici e privilegi, sono anche loro dei falsi profeti. La fedeltà al Vangelo comporta il rifiuto e la persecuzione da parte del potere, ma il tradimento della Buona Notizia comporta il rifiuto da parte di Gesù (cfr. Mc 8,38).

Per questo la Chiesa, quella autentica è da sempre la Chiesa degli apostoli e di Pietro, gli antesignani della disobbedienza civile, di quelli che: “bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini “(At 5,29).

di Santino Coppolino



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