“Ci hai fatto per te e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te”. S. Agostino
Da poche settimane si sono spente le luci del Natale, quelle della “magia del Natale”, per intenderci. Cosa resta, invece, in noi della “Luce vera… che illumina ogni uomo” (Gv 1,9)? Mi auguro almeno che le festività natalizie abbiano acceso il desiderio di riflettere e che questo non si sia esaurito con lo spegnimento della stella del presepe; che sia stato un tempo per riappropriarci del tempo, di noi. Il Mistero dell’Incarnazione è la realizzazione della storia della Salvezza, pensata da Dio per l’uomo sin dall’eternità per mezzo del Figlio, Gesù Cristo, che “spogliò se stesso…divenendo simile agli uomini” e “umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Fil 2, 7-8);
esso sollecita un senso di inquietudine e interrogativi sopiti dalle quotidiane necessità. Chi sei Tu, Signore, per me? L’amore gratuito di Gesù avvince e disarma; Tu sei colui che mi ama per primo, che attende il mio ritorno senza distogliere da me lo sguardo, perché io ritrovi la dignità nella libertà. La scelta del bene è una scelta libera e consapevole, maturata attraverso il coraggioso colloquio con la parte più intima del nostro animo, al cospetto della verità. “L’uomo può rivolgersi al bene soltanto nella libertà… Nella sua interiorità trascende l’universo: in quelle profondità egli torna, quando si rivolge al cuore, là dove lo aspetta Dio, che scruta i cuori, là dove sotto lo sguardo di Dio egli decide del suo destino” (Gaudium et Spes 17.14.17). Grazie, Signore, per averci insegnato col sacrificio della Croce la libertà dell’amore, per averci chiamato amici. Ti cerco, Signore, dove sei? Nelle difficoltà della vita, il tuo silenzio è la mia disperazione; se non ripongo in Te la mia fiducia, se non spero in Te, allora è il vuoto. L’urgenza della domanda è desiderio di salvezza e la salvezza è il Signore; anche il cammino più accidentato si rivela agevole se tengo lo sguardo rivolto alla mèta, a Te. La tua voce allora arriva a me, nella speranza non sono più solo e la mia vita ha senso. Scusa, Signore, se a volte non ce la faccio a dire “credo”, lasciami soltanto la forza di continuare a sperare, perché la tua speranza non delude.
di Tinuccia Russo
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