Con Teresa di Lisieux sulla via della Gratuità
In nove anni di vita monastica nel Carmelo (9 aprile 1888-30 settembre1897) Teresa percorre un itinerario spirituale particolarmente ricco, articolato e complesso. Entrando nella comunità del Carmelo di Lisieux Teresa si trovò a vivere una spiritualità tipica di quei tempi, caratterizzata dal rigorismo ascetico (preghiere, digiuni, sofferenze osservanze) e meritocratico per acquisire meriti davanti a Dio, dall’esercizio dell’Offerta a Dio Giudice delle proprie sofferenze in riparazione ai peccati dell’umanità e dal volontarismo o primato della volontà e dello sforzo personale per “scalare” le vette della santità. Formata in famiglia alla scuola di S. Francesco (1567-1622), che insisteva non sul rigore ascetico ma sulla fermezza accompagnata dalla dolcezza, dall’amore e dall’abbandono confidente alla volontà di Dio, Teresa, dopo i primi mesi al Carmelo, si accorse che era necessario percorrere una via tutta nuova. Fu il dramma della malattia mentale del caro papà (12 febbraio 1889) ad aprirla alla ricerca e alla contemplazione del Volto nascosto del Signore. L’affetto verso il padre, il quale durante le crisi usava coprirsi il volto con un panno, la devozione al Volto Santo praticata in famiglia e la meditazione di Is 53,1-5 e 63,1-5 la condussero alla contemplazione del Volto “nascosto” del Signore Gesù nel volto “nascosto” del papà (cf. Ms A, n.70; L 108). Tale contemplazione diventerà la chiave interpretativa per accostarsi al mistero della follia del nostro Dio, il quale in Gesù ama le creature umane così come sono: “a mani vuote”, cioè piccole, deboli e fragili; perché il suo è un Amore donato nella piena gratuità e non in base ai nostri meriti. A partire da qui, Teresa comprenderà che la santità cristiana è un cammino dove, nelle situazioni più complesse e tragiche della vita, si impara a confidare in Dio Padre e Madre, il quale in Gesù si abbassa fino al nostro livello per innalzarci come un ascensore (cf. Ms C, nn. 271-272), per sostenerci e renderci somiglianti a Gesù. Infatti «è proprio dell’amore abbassarsi» (Ms. A, n 6; Ms B, n. 255), perché l’Amore del Figlio suo è dono gratuito di sé “a perdere”, affinché l’altro viva. Stando “a mani vuote” davanti a Dio, Teresa volle crescere somigliante a Gesù, come una fresca e bella «rosa sfogliata» che si «dona incurante per non più esistere» (Poesia 51), e sedere anche lei alla “tavola dei peccatori” per intercedere per loro (cf. Ms C, n. 277).
di Egidio Palumbo ocarm
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