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Cosa possiamo sperare

I venti di guerra che spazzano il pianeta, seminando morte e distruzione, mettono a rischio l'esistenza stessa dell'umanità. La pandemia causata dal Covid-19 ci aveva dato un po' speranza con tutti quei verbi coniugati al futuro: «supereremo questa calamità... smetteremo di sentirci i padroni dell'universo... andrà tutto bene... riconosceremo i nostri errori... ne usciremo migliori». Ma poi qualcosa è cambiato. Si è detto che nulla ha il diritto di sconvolgere l'economia, di mettere in dubbio la supremazia finanziaria e militare dei più forti. In sintesi: il motore del pianeta rimane il pensiero unico che è la supremazia del denaro sulla vita, della competizione sull'amore, della forza sulla debolezza. Addio speranze appena nate!«Abbiamo, sì, bisogno di speranza, ma c'è una cosa che serve più della speranza: l'azione» (G. Thunberg). Senza la speranza che si fa azione non rimane che concludere che siamo noi umani il virus che sta distruggendo la vita, perché, storicamente, questo sembra l'uomo: il peggiore degli animali dotati di ragione. E' perciò di vitale importanza prendere coscienza delle nostre follie e decidere di percorrere altri cammini. Siamo giocoforza chiamati a vivere l'oggi come un "kairòs", un tempo propizio, per operare l'opzione fondamentale, quella che ci fa tornare ad essere veramente umani: l'amore.

Forse che non c'è più speranza per l'uomo? Può esistere una fede cristiana che non abbia il suo naturale sbocco nella speranza? La speranza cristiana non prende il posto della palla di vetro dei maghi, non predice il futuro. Di contro, ci informa su cosa di buono e di bello può scaturire dal cuore dell'uomo se questi decide di vivere secondo la sua vocazione, quella, cioè, di diventare immagine e somiglianza di Dio. Nella lingua di Gesù il concetto di speranza viene quasi sempre espresso con la radice verbale qawah, dalla quale ha origine ha-tikvah, la speranza, ma che ha anche un secondo significato: corda, fune, l'insperata possibilità di salvezza per chi sta affondando. Se la fede sfocia nella speranza, la rassegnazione di tanti credenti alla millenaria violenza dell'uomo sta a indicare che la fede è venuta a mancare: senza speranza non ci può essere fede. Fuggiamo, se ne abbiamo la possibilità, da libertà e responsabilità, anche a costo di diventare schiavi di questo o quel padrone, e allora cominciamo a piangerci addosso dicendo che siamo fatti male e che cambiare il sistema è impossibile. Che fare, allora, per preservare questo incommensurabile dono dello Spirito, per imparare a sperare come Gesù ha insegnato, anche in tempi tenebrosi e di morte come i nostri? Papa Francesco ha tante volte parlato di speranza che definisce «la più piccola delle virtù, ma anche la più forte».

La speranza non è un'illusione, un narcotico per menti sconvolte dalla disperazione, la speranza cristiana ha un volto e un nome: Gesù Nazareno, il Vivente, il Risorto. Sappiamo altresì che la speranza va costantemente alimentata dalla preghiera, invocare Colui che ha promesso di stare sempre in mezzo a noi facendosi Uno di noi. Pregando, domandiamo al Padre non che risolva Lui i conflitti, ma che ci aiuti a risolverli, che risvegli in noi la forza per «sperare contro ogni speranza» che ci aiuti ad avere fede in Lui, «Padre di tutti, che è presente in tutti ed opera per mezzo di tutti» (Ef 4).


di Santino Coppolino



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