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Da protagonisti nella Chiesa. Un racconto di vita

“Dio non chiama chi è capace, ma rende capaci le persone che chiama”. Questa frase, che mi è stata consegnata da un caro amico qualche anno fa, mi ha accompagnato sempre in questi anni di servizio in Azione cattolica. Un’esperienza che mi ha accompagnato in tutte le fasi della mia vita, sin da quando - nella parrocchia Santo Stefano di Milazzo, in cui ho mosso i primi passi nell’Azione Cattolica dei Ragazzi (Acr) - ho sentito che qualcuno si prendeva cura di me e aveva a cuore la mia vita, e che avrei trovato in Ac in un luogo in cui potermi confrontare e crescere nella fede insieme ad altri.

Ne è passata di acqua sotto i ponti da quegli anni, ma è rimasta la consapevolezza che in Ac è possibile fare un cammino di fede condiviso, che parte dalla Parola e arriva al cuore della vita, dritto alle domande che affollano la nostra vita, in qualsiasi fase essa si trovi. Insieme a questo, il desiderio di radicare profondamente questo cammino anche nella storia, impegnandoci lì dove siamo, accanto alle persone con cui stiamo.

Questo cammino “di popolo” in Ac prende vita nella struttura associativa che l’associazione si è data, che vede concentrato nei Consigli parrocchiali, diocesani e nazionale il lavoro sulle scelte operative per tutta l’associazione a ogni livello. E, dentro questi consigli, lavorano insieme giovani e adulti, con chi si prende cura dei ragazzi, rendendoli protagonisti, insieme agli studenti e ai lavoratori. Non è per nulla una questione formale il fatto di dotarsi di queste strutture e di questi meccanismi di sviluppo della progettualità, perché questa scelta tiene dentro di sé anche il senso e la progettualità di chi sa che comunicare tra vissuti e linguaggi diversi non è facile. Nella tensione di cucitura tra le narrazioni di realtà apparentemente diverse - quella vissuta dai giovani e quella vissuta dagli adulti -, c’è l’esercizio profondo di costruire ponti e mediare idee e vissuti del mondo che diano verità all’unica realtà che abitiamo insieme.

Qualche giorno fa sono stata chiamata dal Consiglio Nazionale di Azione Cattolica  a svolgere un secondo mandato triennale in Presidenza nazionale come Vicepresidente per il Settore giovani, insieme a Lorenzo Zardi, della diocesi di Imola. Questo servizio in associazione, che tanto mi ha fatto crescere come cristiana e come persona,  mi sta insegnando a riscoprire una fatica “bella”, proprio perché si fa insieme agli altri: giovani adulti e ragazzi insieme, laici e assistenti, insieme. In questa esperienza ho scoperto sulla mia pelle che è vero quello che scriveva Tagore, quando diceva: “Dormivo e sognavo che la vita era gioia. Mi svegliai e vidi che la vita era servizio. Volli servire e vidi che servire era gioia.” Auguro a tutti di poter sperimentare una gioia così grande, che nasce dall’incontro con il Signore e si moltiplica nell’incontro e nel servizio all’altro.


di Emanuela Gitto




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