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DE GASPERI: UN POLITICO CATTOLICO AL SERVIZIO DEL BENE COMUNE

Quest’anno è il settantesimo anniversario della morte di Alcide De Gasperi, uno dei protagonisti assoluti della vita politica italiana della prima metà del ‘900. Uomo di profonda fede, nel 1993 è stato aperto il processo di canonizzazione: oggi De Gasperi è ricordato dalla Chiesa come servo di Dio.

Nato nel 1881 a Pieve Tesino, vicino Trento, da giovane è uno dei protagonisti dell’irredentismo del Trentino, fino al 1918 dominio dell’impero asburgico. Entra nell’Unione Politica Popolare, partito di ispirazione cattolica della minoranza italiana trentina, con cui è eletto nel 1911 nel Parlamento austriaco per il collegio elettorale della Val di Fiemme.

Nel primo dopoguerra aderisce al Partito Popolare guidato da don Luigi Sturzo. In seguito alla marcia su Roma del ’22 di Mussolini, assume la guida politica dei popolari. L’antifascismo di De Gasperi è dichiarato, anche se inizialmente tenta di instaurare un dialogo con Mussolini. Tuttavia, dopo il delitto Matteotti del 1924, fu uno dei protagonisti dell’”Aventino”. Arrestato nel 1927 per tentativo di espatrio clandestino, sconta 16 mesi di carcere. Ottenuta la grazia, lavora presso la Biblioteca Vaticana. Durante la Seconda guerra mondiale è il motore della nascita della Democrazia Cristiana e fa parte del primo nucleo del CLN nella guerra partigiana.

Nel secondo dopoguerra, rappresenta la posizione dell’Italia nelle trattative di pace con gli Alleati. Dal dicembre 1945 al 1953 è Presidente del Consiglio in vari governi. Uomo di dialogo, avvia una politica di collaborazione con il PCI guidato da Palmiro Togliatti, nel comune obiettivo di costruire le basi della democrazia italiana. Dopo il referendum del 2 giugno 1946, De Gasperi cerca sempre di separare la polemica tra partiti contrapposti dalla collaborazione tra esponenti di culture politiche profondamente differenti. Tramite questa costante ricerca di mediazione, nel breve corso di un anno e mezzo viene stilata e approvata la nuova Costituzione repubblicana, che è considerata ancora oggi una delle più alte sintesi della cultura politica europea del dopoguerra.

Un merito indiscutibile di De Gasperi è stato anche la scelta di campo per la democrazia, evitando le pulsioni autoritarie della parte più conservatrice dell’elettorato cattolico e liberale e opponendosi a quanti auspicavano la messa al bando del Partito Comunista: grazie a De Gasperi e al suo metodo di dialogo basato sull’accettazione dell’avversario politico, nei difficili anni del dopoguerra la democrazia italiana si è consolidata.

Un’altra componente importante della sua azione è la difesa della laicità dello Stato, in un periodo in cui da taluni settori delle gerarchie ecclesiastiche vi sono tentativi di ingerenza nella prassi politica (come attraverso i Comitati Civici di Gedda): De Gasperi difende sempre l’autonomia della politica (e  della DC) dichiarando che “chi porta la responsabilità della decisione ha anche la responsabilità dell’azione”. Ne paga le conseguenze: Pio XII rifiuta di concedergli udienza in occasione del XXX anniversario di matrimonio.

Ultima, ma non meno importante, eredità del suo pensiero politico è la prospettiva europeista. De Gasperi sostiene fortemente la nascita della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio. Cresciuto nella cultura mitteleuropea dell’Impero asburgico, dopo aver vissuto direttamente le sofferenze di due guerre mondiali causate, fondamentalmente, da opposti nazionalismi, lo statista trentino è convinto che solo il progetto politico dell’unificazione europea può dare al nostro continente un ruolo da protagonista nello scacchiere internazionale tra le due superpotenze statunitense e sovietica. De Gasperi, con Adenauer e a Schuman, può essere considerato, quindi, un profeta dei nostri tempi. Non fa in tempo a vedere la realizzazione di quest’ultimo sogno: muore nel 1954 in Val di Sella, nella propria terra d’origine.



di Alessandro Di Bella

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