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E sarà Natale

Il nucleo storico di Pozzo di Gotto, oggi ridotto a un quartiere sempre meno abitato da “pozzogottesi” per la vetustà delle case e per il degrado urbanistico generale, caratterizzato quindi dalla fuga dei giovani, da impoverimento, dall’invecchiamento della popolazione residente e dall’inverno demografico, registra da anni un rilevante nuovo insediamento di famiglie magrebine, dell’area sub sahariana, albanesi, rumene, cinesi. Il senso di appartenenza ad una comunità territoriale con valori, credenze, comportamenti condivisi è praticamente svanito, polverizzato per la pluralità di etnie che vivono fianco a fianco senza significativi scambi osmotici: ognuno vive nel suo piccolo gruppo conservando le tradizioni del proprio Paese d’origine. I ragazzi nati da famiglie di immigrati vivono come divisi tra la cultura dei loro genitori ed il contesto socio-educativo della nostra città.

Risalta all’occhio, anche dei meno avveduti, che tutto questo processo porterà, nel breve volgere di anni, ad una nuova composizione del tessuto sociale. E ciò vale ancor più in riferimento alla stessa pratica di vita cristiana.

Lo scorso anno partecipai ad un “presepe vivente” dei piccoli dell’infanzia ed ad una recita natalizia dei fanciulli della primaria del locale istituto comprensivo: lodevoli iniziative, certamente, che vogliono costruire ponti tra culture. E tuttavia il Natale non parla al cuore di ciascuno.

La nostra sparuta comunità parrocchiale, questo Natale è chiamata a vivere la fede nel Dio fatto uomo per amore con una nuova attenzione ad un ambiente sociale che ha smarrito, per la secolarizzazione, il patrimonio immenso dell’esperienza religiosa come amalgama tra le persone e protesa, comunque, ad annunciare il Vangelo della tenerezza di un Bambino nato per tutti gli uomini, per la loro salvezza.

“Noi siamo tutti lontani, smarriti,

né sappiamo chi siamo, cosa vogliamo:

vieni, Signore.

Vieni sempre, Signore”. David Maria Turoldo


di Mons. Santino Colosi



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