Educazione per il digitale: una nuova sfida educativa
- taborsettepuntozer
- 24 dic 2023
- Tempo di lettura: 2 min
Che insegnare di questi tempi sia diventata un’impresa ardua, è indubbio: il contesto socio-culturale in cui viviamo, profondamente trasformato da molteplici punti di vista, richiede un approccio didattico sempre diverso e competenze relazionali in grado di colmare una povertà educativa diffusa. Le matrici di questa situazione sono diverse: da un lato, una mancanza sempre più marcata dell’autorevolezza delle figure genitoriali; dall’altro, la dipendenza dai nuovi mezzi di comunicazione, che con la loro velocità esercitano un’attrattiva indiscussa, non solo sui giovani. Insomma, viviamo in un clima di sfida educativa (se usassimo l’espressione “emergenza educativa”, rischieremmo di doverci accontentare di soluzioni pro tempore e disorganiche): le difficoltà psicologiche e relazionali, sempre più frequenti negli studenti e le nuove competenze richieste dal mercato del lavoro impongono un cambio di rotta che non un provvedimento estemporaneo può rendere possibile, ma una riforma sistematica della scuola ed una revisione significativa della metodologia didattica. Tra le tante novità per Docenti e studenti (oltre a tutte le attività aggiuntive all’insegnamento), c’è l’educazione digitale, che sarebbe più opportuno indicare con l’espressione “educazione per il digitale”: le tecnologie informatiche, in generale, e la nuova frontiera dell’Intelligenza Artificiale, in particolare, impongono un approccio che non sia solo tecnologico; i nostri ragazzi non hanno sicuramente bisogno di essere guidati per imparare ad usarle. Quindi, l’educatore ha il compito di mettere in condizione gli studenti di finalizzare correttamente le proprie competenze nell’uso del digitale; fare scorgere scenari possibili, limiti, conseguenze; mettere sempre il mezzo in relazione con il fine; distinguere pro e contro; ricordare che gli strumenti digitali non rappresentano che una manifestazione dell’intelligenza umana e non un’intelligenza autonoma. In particolare, merita attenzione la nuova frontiera dell’IA (Intelligenza Artificiale): essa sicuramente, può offrire un supporto valido alla didattica, in quanto consente un approccio inclusivo e personalizzato ed anche un intervento tempestivo nella risoluzione di problemi di apprendimento, la produzione di contenuti didattici, l’automazione delle valutazioni, la rilevazione delle emozioni (!) che possono interferire con l’apprendimento. Riguardo alle applicazioni dell’IA nel campo dell’automazione e dell’organizzazione del lavoro, è sotto gli occhi di tutti che si tratti di un argomento ampio, a tratti divisivo, se si pensa che essa sostituirà in molti campi il lavoro umano. Sono frontiere affascinanti e inquietanti al tempo stesso, che ci rimandano alle grandi risorse dell’intelligenza umana, ma impongono delle riflessioni sull’opportunità e sulle modalità del loro impiego: ad esse la scuola deve guardare con la dovuta attenzione, se vuole stare al passo con i tempi, ma senza dimenticare che il focus del suo lavoro deve sempre rimanere la formazione della persona, nella dimensione emozionale, relazionale e creativa, e del cittadino responsabile e consapevole, che metta le sue competenze al servizio del benessere della collettività. In un prossimo futuro l’IA rimpiazzerà la figura del Docente? Che ne sarà del ruolo formativo della scuola? Basterà imparare ad usare algoritmi e strumenti sempre più precisi e multiformi per avere un posto nel mondo del lavoro? Che ne sarà di discipline “inutili”, quali quelle umanistiche? All’ istituzione scolastica il compito di trovare un equilibrio, ai Docenti la responsabilità di promuovere la coscienza critica, il senso di responsabilità e l’empatia.
di Oriana Scampitelli
Comments