top of page

Era vicina la pasqua dei Giudei (Gv 2,13)

Nel Vangelo di Giovanni per tre volte la Pasqua - generalmente era conosciuta come la Pasqua del Signore o semplicemente la Pasqua - è definita “Pasqua dei Giudei”, intendendo per Giudei non il popolo ebraico in quanto tale, ma il clero, le autorità religiose, i capi religiosi del popolo.

La Pasqua è il memoriale della liberazione di Israele dalla schiavitù d'Egitto, ma “in mano alle autorità religiose si era trasformata in una festa di oppressione e di dominio del popolo “ (cit.). Per la festa ogni ebreo che avesse compiuto tredici anni di età era obbligato a fare l'Aliyah, l'Ascesa di Pasqua (uno dei tre pellegrinaggi annuali obbligatori per ogni israelita) e a fare nel tempio l'offerta dell'agnello sacrificale. Nelle "Antichità Giudaiche", Giuseppe Flavio ci informa che per la Pasqua a Gerusalemme venivano sacrificati circa ventimila agnelli, acquistati dagli allevamenti di proprietà di Anna, il sommo sacerdote. Una volta sacrificati, una parte degli agnelli veniva bruciata sull'altare, un'altra parte donata ai sacerdoti officianti e la rimanente parte, insieme alle pelli, veniva portata nelle macellerie (guarda caso di proprietà di Anna), per essere venduta. In buona sostanza la festa di Pasqua era diventata un enorme business per le casse mai sazie del Sommo Sacerdote e del clero. Questa è la situazione che vide Gesù vivere l'ultima sua Pasqua. I cc. 13-19 del Vangelo di Giovanni presentano l'ultimo lunghissimo giorno di Gesù , “l'ora” verso la quale è protesa tutta la sua esistenza, la sua “ora”è quella del ritorno al Padre, l'ora della croce. La sua Pasqua inizia con la lavanda dei piedi (13, 1-20) che si inserisce nell'ultima cena, al centro della quale i sinottici pongono l'istituzione dell'Eucaristia. Giovanni tralascia le parole sul pane e sul vino e narra invece di Gesù che lava i piedi ai discepoli, offre il "boccone dell'amico" a Giuda (vv, 21-32) e fa dono del "Comandamento Nuovo", quello dell'amore (vv.33-35). E' in questo modo che l'evangelista presenta l'Eucaristia e illustra il senso della Pasqua: la lavanda dei piedi anticipa l'acqua che sgorgherà dal suo fianco, il boccone dato a Giuda manifesta l'amore e la comunione di Gesù con ogni fratello perduto e il comandamento dell'amore realizza la vita nuova che il Signore è venuto ad inaugurare. Giovanni non narra l'istituzione dell'Eucaristia, ma ne contempla e ne approfondisce il senso per cinque capitoli (13-17) sviluppando quanto ha già detto al c. 6 sul Pane della Vita.

Davvero la celebrazione dell'Eucaristia è il cuore della Pasqua e della vita della Chiesa! I temi della Luce e della Vita, fino a ora dominanti nel Vangelo, sfociano in quello dell'Amore. E l'Amore, Luce vera della Vita, si realizza pienamente nell'essere a servizio gli uni degli altri. Nel Vangelo di Luca, durante l'ultima cena, Gesù definisce sé stesso “come colui che serve” Lc 22, 27), con la lavanda dei piedi ci offre un'immagine visibile del suo essere Dio. “Il suo essere servo dei fratelli rivela la sua natura di Figlio, il suo gesto manifesta pienamente l'essenza stessa di Dio presentando il suo vero Volto e il volto dell'uomo vero, sua immagine e somiglianza. Ecco l'uomo (19, 5): ecco Dio !” (cit.). La causa dei nostri mali sta nel falso modo che abbiamo di pensare Dio, perché crediamo alla parola menzognera dell'avversario che ce lo presenta come nemico (Gen 3, 1 ss). Gesù, lavando i piedi ai discepoli e comandando a noi di fare lo stesso (13, 15), ci mostra qual è il vero volto del Padre: amore senza limiti e senza condizioni che pone la propria vita al servizio dell'uomo fino a dare la vita per lui. La sua Gloria si rivela pienamente sulla croce dove palesa a tutti, indubitabilmente, quanto ama il mondo. Gesù è il Figlio che ponendo la sua vita a servizio dei fratelli che lo uccidono, rivela loro che sono figli infinitamente amati dal Padre. Se lo accettiamo come nostro Maestro e Signore, allora dobbiamo imparare da lui a servire e a somigliargli nell'amore. Se comprendiamo questo, saremo veramente beati (13, 17).

Pasqua è salto, passaggio: dalla schiavitù alla libertà, dalla morte alla vita, dall'idea di un Dio che punisce e domanda sacrifici, a quella di un Padre che ama e si sacrifica per gli uomini, tutti gli uomini anche per i nemici, anche per chi tradisce come Giuda. Con il "boccone dell'amico", Gesù dona sé stesso a Giuda rispondendo all'odio con l'amore perché “il Signore è l'Amore che può essere tradito, ma che mai tradisce” (cit.). “Ed era notte!”. Notte nel cuore di Giuda che abbandona definitivamente la Luce del mondo per sprofondare nelle tenebre di mammona al quale ogni cosa va sacrificata, anche gli amici, anche l'Amico. Eppure anche in questo tragico momento Gesù assume e interpreta il fallimento di Giuda come momento di glorificazione del Figlio dell'Uomo (13, 31 - 32) che si manifesta nell'amore incondizionato concesso a tutti. Anche al nemico.


di Santino Coppolino


Comentarios


bottom of page