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Fake news e disinformazione... Dal serpente alle Torri Gemelle

Con la diffusione del web e l’uso sempre più diffuso dei social siamo sempre più sottoposti a un bombardamento di informazioni tanto insistente al punto da avere difficoltà a distinguere una fonte attendibile da una notizia falsa o, con un anglicismo oggi molto in voga, da una “fake news”. Il problema del riconoscimento delle notizie vere dalle “bufale” non è solo legato all’attuale diffusione sulla rete di falsità, ma ha toccato varie epoche della storia dell’umanità: dalla Donazione di Costantino, con cui si tentava di dare una base giuridica all’origine del potere temporale della Chiesa, al Protocollo dei Savi di Sion, nel quale la teoria del complotto internazionale si saldava a un sentimento antisemita crescente nel mondo occidentale di inizio Novecento. A tali esempi si può aggiungere la macchina della disinformazione di vari regimi come il fascismo, il nazismo e lo stalinismo attraverso una propaganda finalizzata alla costruzione del consenso delle masse.

Tornando al presente, le fake news sono diventate un elemento pervasivo della nostra quotidianità: senza scomodare assurde affermazioni dei terrapiattisti o sulle scie chimiche oppure sulla negazione dell’attentato alle Torri gemelle che, secondo taluni, sarebbe stata solo una montatura, tantissimi sono i siti che diffondono notizie false oppure alterano e distorcono i fatti in modo da colpire il lettore facendo leva sulla sua componente irrazionale, provocando sentimenti di indignazione, di odio, di rifiuto verso un nemico, senza proporre alcuna argomentazione razionale.

Spesso la diffusione di notizie false, lanciate anche da agenzie di stampa, ha precisi obiettivi economici e politici. Non dimentichiamo, inoltre, che quando, spesso con molta leggerezza, condividiamo tramite i nostri account social tali falsità non facciamo altro che renderci complici di centri di potere che tentano di manipolare le opinioni delle masse per i propri fini.

Papa Francesco nel 2018, nel corso della 52ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali dal titolo “La verità vi farà liberi (Gv. 8,32). Fake news e giornalismo di pace”, afferma che occorre smascherare la “logica del serpente”. Insomma, nella “Genesi” ci sarebbe il racconto della prima fake news della storia, avente come risultato l’origine del peccato e le sue tragiche conseguenze, dal fratricidio di Caino in poi. La distorsione della verità e la mimesi della realtà, ovvero l’arte di far sembrare una notizia falsa come se fosse vera e credibile, sono alla base delle strategie comunicative dell’astuto serpente. Come fare per difenderci? Il Santo Padre da un lato individua le mire economiche e di potere della disinformazione, dall’altro richiama i giornalisti all’etica della responsabilità: occorre recuperare la consapevolezza che informare significa anche “formare” le persone all’ascolto e alla relazione con l’altro. Oggi tale responsabilità non riguarda solo i giornalisti ma tutti noi, conseguentemente all’aumento esponenziale delle notizie sulla rete: ognuno può diventarne veicolo di diffusione virale. Senza più il filtro dei giornalisti, ciascuno di noi può contribuire a diffondere allo stesso tempo notizie attendibili oppure false. Occorre, pertanto, un accurato processo di discernimento anche per un like o un click per condividere una notizia di dubbia origine e credibilità. Se una notizia stimola le nostre paure o l’odio verso un nemico oppure istiga alla violenza, badiamo a non diventarne veicolo di diffusione perché spesso le fake news fanno leva proprio sulle insicurezze e sugli istinti delle masse. La zizzania, quindi, si trova anche nella rete: è di fondamentale importanza non renderci complici della sua diffusione.



di Alessandro Di Bella


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