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Fede e poesia Fari nelle tempeste

In questo nostro tempo segnato da crisi di valori umani ed aggravato da pandemia e guerre (ancora in corso), Fede e Poesia possono considerarsi, senza dubbio, risorse a cui attingere forza e speranza.

Fede e poesia, entrambe espressione dell’esistere, sono accomunate dalla “parola “. Il Cristianesimo si fonda sulla Parola: In Principio era il Verbo/e il Verbo era presso Dio/e il Verbo era Dio…( Gv. 1,1-18 ) ed è Fede ascoltare la Parola di Dio e viverla. Data questa intima e speciale relazione con la parola, il teologo tedesco Karl Rahner sottolinea che la fede cristiana “non può mancare di avere un rapporto particolare anche con la parola poetica”.

La poesia, a sua volta, è come uno zampillo d’acqua che sgorga dalla profondità dello sguardo della fede che risuona nel cuore nella misura in cui il poeta si sintonizza con il sentire Dio. Difficile definire la poesia in quanto essa si caratterizza per un’estrema varietà ed autonomia di percorsi e le soluzioni messe in atto sono quanto mai individuali; e poiché poesia è ciò che muove, ciò che è capace di mettere autore e lettore in relazione con la profondità dell’essere, essa non può che esprimere la propria verità, senza la minima possibilità per l’autore di barare con se stesso. Più esplicitamente il poeta Giuseppe Ungaretti scrive: “…poesia è il mondo, l’umanità, la propria vita, fioriti dalla parola”. Parole che spesso diventano un canto di Fede: “Fede è sustanza di cose sperate/e argomento de le non parventi,/e questa pare a me sua quiditate” si legge nella Divina Commedia con chiaro riferimento al dettato di San Paolo: La fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede… In altri termini la fede riguarda la realtà divina, soprannaturale, i sacramenti e i miracoli, la grazia e l’aiuto divino, lo Spirito Santo e con lui la persona di Gesù e quindi tutte e tre le Persone divine delle quali il cristiano ha avuto esperienza in quanto a lui si donano.

La fede però, non è un emozione, ha radici nel pensiero e quindi è ragionata, indagata, vissuta. Fede e poesia, in sostanza, fanno parte dello spirito inteso come energia, soffio vitale dell’ “uomo persona“ che nella concezione cristiana è unità psico-fisica, dove si ordinano e si integrano sia gli elementi specificamente fisici che quelli inerenti allo spirito, come l’intelletto e la volontà. Spirito come anima che, quando si trasferisce in suono, genera musica e quando si trasforma in colore, brilla di bellezza come nei cieli stellati di Van Gogh e quando genera poesia svela i meandri dell’io.

Alla luce e nello spirito del Logos si rivela il Principio ordinatore di tutte le cose, il Dio trascendente. Fede è esperienza di Dio al suo livello più alto, non è solo lotta, ma anche consolazione. Scriveva il filosofo danese Soren Kierkegaard che la fede “è la più alta passione di ogni uomo”. Ci sono forse in ogni generazione molti uomini che arrivano fino ad essa, ma nessuno va oltre. “Oltre la fede, infatti, vi è solo la visione e questo accade dopo aver varcato le frontiere della morte, nell’incontro estremo e diretto quando saremo simili a Dio, perché lo vedremo così come egli è…”

L’io credente e l’io lirico, erranti nella ricerca dell’Altro, del Sublime e dell’Assoluto siglano il personale percorso esistenziale consapevoli dell’ assenza e della mancanza e dell‘umano limite. L’espressione poetica aiuta il soggetto ad uscire dal proprio angusto orizzonte dove i limiti e le slealtà verso se stesso lo conducono a rinnegamento delle proprie aspirazioni. La poesia ispirata dalla Fede aiuta a liberare l’essere umano da ciò che lo rende pigro e fa nascere nel credente la certezza che anche “se siamo infedeli, Dio rimane fedele perché non può rinnegare se stesso“.

di Gio. Ra.

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